Aids, a Brescia colpisce il doppio che in Italia

L'incidenza di sieropositivi a livello nazionale è di 5,8 casi ogni 100mila abitanti, mentre nel Bresciano è di undici.
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Con undici casi ogni centomila abitanti a fronte dei 5.8 di quelli diagnosticati a livello nazionale e dei 7.2 a livello lombardo, Brescia si conferma tra le città a maggior incidenza di infezione da Hiv. Alta è anche l'incidenza di nuovi casi di Aids che, a livello regionale, è pari a 2.6 ogni centomila abitanti e nel Bresciano a 3.5. Incidenza, tuttavia, in costante diminuzione rispetto agli anni precedenti, frutto delle nuove terapie che consentono alle persone sieropositive di convivere con l'infezione e di tenerla sotto controllo al pari di altre malattie croniche.

I dati, aggiornati alla fine dello scorso anno dall'Istituto superiore di Sanità, confermano dunque la «specificità» bresciana. Al Dipartimento di malattie infettive del Civile, di cui è direttore Alfredo Scalzini, sono 3.500 le persone sieropositive attualmente in trattamento. «A dimostrazione del "peso" bresciano, vi è anche la spesa farmaceutica che, nel nostro caso, si attesta intorno ai trenta milioni di euro l'anno a fronte di un totale di 190 milioni spesi a livello regionale lombardo» spiega il dottor Scalzini. Che aggiunge, in occasione della Giornata mondiale contro l'Aids che si celebra oggi: «Al di là del costo economico, l'avvento dei nuovi farmaci antriretrovirali nel 1996 hanno letteralmente cambiato il volto della malattia, perché hanno permesso di curarla e di tenerla sotto controllo. Ad un patto, però: che la diagnosi venga effettuata il più precocemente possibile affinché l'infezione sia ancora allo stadio iniziale e possa essere controllata prima che diventi Aids conclamato».

Ed è proprio qui il dramma: insieme al volto della malattia, è cambiato anche quello dei pazienti: nel 2000, sempre dai dati forniti dall'Istituto superiore di Sanità, sul totale dei casi di Sids, il 16,7% aveva colpito persone eterosessuali; nel periodo 2010-2011 gli eterosessuali erano saliti al 48,6%. Dunque, la curva della trasmissione dell'infezione si è spostata da situazioni a rischio (tossicodipendenti o omosessuali) ad altre ritenute più sicure, come i rapporti tra uomini e donne. Ed è per questo che quasi il 60% dei nuovi casi scopre di essere sieropositivo poco prima o al momento della diagnosi di malattia conclamata. Ciò suggerisce che la percezione del rischio è ulteriormente diminuita Altro dato che dimostra quanto sia necessario non abbassare la guardia, il fatto che si registrano, a livello nazionale, 3/4mila nuovi sieropositivi/anno, per un totale di circa 120mila sieropositivi viventi.


A Brescia, dall'inizio dell'epidemia ado oggi sono stati segnalati 2.688 casi di Aids, di cui 2.499 residenti in città e provincia, con un tasso di incidenza di 3.5 casi ogni centomila abitanti. Le persone che hanno scoperto di essere Hiv positive nel 2011 sono maschi nel 75% dei casi; l'età mediana e di 38 anni per i maschi e di 34 anni per le femmine. Ancora, lo scorso anno quasi una persona su tre diagnosticate come Hiv positive e di nazionalità straniera. L'incidenza e di 3,9 nuovi casi di Hiv ogni centomila abitanti di italiani autoctoni e di 21 casi ogni centomila di stranieri residenti. Tra gli italiani, l'fincidenza di Hiv è più alta al nord, mentre tra gli stranieri si osserva un'incidenza maggiore al sud. Nel 2011 oltre la metà dei casi segnalati con una nuova diagnosi di Hiv era gia in fase avanzata di malattia.

Anna Della Moretta

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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