Aggressione con l'acido: «Elena Perotti non faccia la mamma»

La richiesta del pubblico ministero secondo cui «emerge una personalità non idonea a esercitare la potestà genitoriale»
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Dai messaggi di Elena Perotti «emerge una personalità non idonea a esercitare la potestà genitoriale» sui suoi due figli, una nata a gennaio, l’altro poche settimane dopo che la 27enne con un complice aveva aggredito l’ex fidanzato William Pezzullo sfigurando con dell’acido, nel settembre 2012.

Per questo in aula il pubblico ministero Barbara Sisci, nel corso dell’udienza del processo per stalking a carico della 27enne già condannata in via definitiva a 8 anni per l’agguato che ha lasciato Pezzullo invalido e pressoché cieco, ha chiesto che gli atti vengano trasferiti al Tribunale dei Minori, ma anche al Tribunale di Sorveglianza: Elena Perotti starebbe ancora comunicando con l’esterno. 

Quella delle scorse ore avrebbe dovuto essere l’ultima udienza del processo per stalking a carico di Elena Perotti. E invece la sentenza è stata fissata dopo l’estate, il 21 ottobre. Davanti al giudice della prima sezione penale Tiziana Gueli, il legale difensore di Elena Perotti, Giovanni Migliorati, nell’arringa finale ha ripercorso proprio gli ultimi messi della tormentata relazione di Elena e William. I presunti episodi di violenza, i pedinamenti, i controlli ossessivi sui social network per l’avvocato sarebbero stati reciproci, e soprattutto non sufficienti a configurare il reato di stalking: William, ha ricostruito il legale di Elena Perotti citando messaggi e dichiarazioni dei testi, non era in ansia né temeva la ex fidanzata, tanto da aver continuato a frequentarla fino a una settimana prima dell’agguato con l’acido. Per questo l’avvocato ha chiesto l’assoluzione della 27enne perché il fatto non sussiste. Il pm aveva chiesto una condanna a 2 anni e 6 mesi.

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