Addio a Sergio, la Badia piange l’amato barista
Domenica 8 marzo la signora Maria dalla finestra di casa, costretta alla quarantena, diceva: «Io non ho nulla, sto bene mentre mio marito è stabile, ma grave. Speriamo». La speranza si è spenta ieri quando dalla clinica Poliambulanza è arrivata la telefonata dei medici che hanno comunicato il decesso di Sergio Mazzolini, 64enne della Badia che proprio con la moglie gestiva il bar sotto casa.
Il locale collegato al bocciodromo è punto di riferimento soprattutto per i pensionati del quartiere. A quei tavolini giocavano a carte anche Francesco Rolfi, 80 anni e Carlo Gandelli, 74 anni, entrambi stroncati dal coronavirus. Sergio Mazzolini aveva smesso di andare dietro al bancone dal 22 febbraio quando aveva iniziato ad avere febbre alta. Il ricovero è scattato sabato 29 con il trasferimento in terapia intensiva per difficoltà respiratorie solo dopo l’esito del secondo tampone. Il primo era risultato infatti negativo mentre il secondo positivo. Il bar non ha più riaperto e l’intero quartiere che aveva letto quel cartello sulla saracinesca abbassata, «chiuso per motivi di salute» ha fatto il tifo per Sergio il barista, padre di due figli, Gianluca e Andrea.
«Più che preoccupata, sono spaventata» aveva raccontato all’inizio di questa drammatica esperienza la moglie dell’uomo, morto dopo 19 giorni in ospedale a combattere contro il virus che nessuno potrà dire mai con certezza dove ha contratto.
«Pensavano che dopo queste settimane potesse finalmente stare meglio e invece questa notizia fa malissimo» commentano dal quartiere che più di altri, in città, sta pagando il conto con la pandemia. E anche alla Badia, come in tanti paesi, sotto la lente come possibile mezzo di trasmissione del Covid -19 è stato il gioco delle carte. Oltre alle due vittime, altri frequentatori del bar sport della Badia, che da sempre richiama anche gente da Cellatica, Gussago e dalla Mandolossa, sono risultati positivi al Coronavirus. Alcuni sono ancora ricoverati in ospedale in condizioni critiche.
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