Addio a Santa Maria in Silva, don Corazzina a Fiumicello

Dopo dieci anni, nuovi orizzonti per don Fabio: «Altri luoghi di incontri fra diversità»
Don Fabio Corazzina andrà a Fiumicello - © www.giornaledibrescia.it
Don Fabio Corazzina andrà a Fiumicello - © www.giornaledibrescia.it
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«Per tutti coloro che conoscono bene don Fabio Corazzina, immaginarlo parroco poteva sembrare qualcosa di straordinario» scrivevamo il 16 novembre del 2009, all’indomani della cerimonia di ingresso a Santa Maria in Silva. Infatti, è un parroco straordinario. Dopo dieci anni, don Fabio prepara le valigie per trasferirsi a Fiumicello, parroco di Santa Maria Nascente in via Manara.

Lo fa con il sorriso sulle labbra, con l’ubbidienza del suo ministero e con l’entusiasmo di chi non ha mai immaginato confini per predicare e testimoniare il Vangelo. Lo incontriamo nell’oratorio di via Sardegna, teatro di incontri, fucina di idee, luogo in cui si è sperimentata, concretamente, la possibilità di un nuovo corso della storia, senza paura della diversità. Lo vediamo, seduti in fondo allo stanzone, con la sua inconfondibile chioma riccia, cifra «stilistica» di un sacerdote che ha scelto di comunicare il Vangelo senza aver paura.

«La malattia delle nostre comunità - spiega - si presenta sotto diverse spoglie: come noia, come inettitudine, come rigidità, come ripetizione, come paura. Sì, paura di dover cambiare e riscrivere l’ecclesiologia, la pastorale e la ministerialità. Tutto sembra tornare al Concilio di Trento quando si parla di parrocchia e poco al Vaticano II, meno ancora al progetto che papa Francesco ci ha lasciato nell’encliclica Evangelii Gaudium».

Don Fabio elenca quattro titoli, sotto i quali ragionare sulla parrocchia che in questi anni è diventata sempre più incrocio, spazio ed esperienza di «incontri e relazioni pericolose». Uno: vedere la vita e l’amore. «Dio vede l’umanità nella sua immensa diversità ma non volge lo sguardo solo a noi cattolici» afferma. Non lascia spazio a fraintendimenti, don Fabio che invita, nel secondo titolo, a gustare i volti e le diversità: «Penso a quando e come nelle nostre parrocchie l'incapacità di guardare i volti e ascoltare le storie ci abbia resi incapaci di lasciare entrare Dio. E magari eravamo convinti di difendere Dio nella nostra ortodossia. Abbiamo trasformato tutto in "sacro" quando invece Dio ci voleva semplicemente "santi", cioè in cammino con gli altri, chiunque essi siano, verso di Lui e verso il suo Regno, con amore».

La crisi, l’esame di coscienza, la ricerca della luce. Don Corazzina le percorre: «Creiamo nelle nostre parrocchie i centri di ascolto perché abbiamo tanto da dare, noi, e quindi ascoltando decidiamo a chi e cosa dare. L’ascolto è diventato una caratteristica delle Caritas e delle loro organizzazioni, non dell’amore e delle sue prospettive».

Che fare, dunque, per «riconoscere e annunciare il Regno di Dio» a Santa Maria in Silva, a Fiumicello e in ogni parrocchia? Don Fabio, citando il sacerdote messicano Solalinde: «Ogni giorno Dio attende che noi gli diciamo a che punto sono le nostre relazioni con gli altri, non se lo adoriamo o lo preghiamo. Ecco, dunque, qual è il luogo dell’annuncio: la relazione, l’incontro, l’accoglienza, la condivisione, la tessitura di nuove trame comunitarie bellissime e la pazienza di non sporcarle».

 

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