Addio a Idris, il bresciano del Gambia che aveva la Juventus nel cuore
Si definiva «il primo nero bresciano famoso». E aveva tutte le ragioni del mondo Idris, il giornalista che 51 anni fa aveva eletto Brescia casa sua. E proprio in città, ieri, nel tardo pomeriggio, è morto. In un letto dell’ospedale Poliambulanza dove era ricoverato da alcune settimane e dove è stata allestita la camera ardente.
La telefonata di un’amica di famiglia ha annunciato la notizia, un post sui social l’ha confermata. «Idris Sanneh ha lasciato questa terra oggi, di venerdì, il suo giorno preferito, accompagnato dalle sue Donne e da tanto Amore. La mancanza che sentiremo è superata solo dalla straordinarietà della sua vita, dei suoi insegnamenti e del suo cuore... La sua presenza si rinnoverà ogni giorno nei cuori e nelle azioni di tutte noi... Inshallah Papà» hanno scritto i familiari.
Dal Gambia a Brescia
Edrissa Sanneh, questo il nome completo, originario del Gambia aveva 72 anni. Viveva a Bedizzole, padre di quattro figlie. «Voglio essere chiamato nonno Idris perché per me è un titolo nobiliare, mi fa onore!» Rivendicava dal 2005 quando nacque il primo nipotino.
Giornalista, opinionista, uomo della tv. E tifoso della Juventus. «Sono diventato famoso per la Juve» ha sempre ammesso. Un amore, quello per i colori bianconeri, che lo aveva trasformato in un’icona dei tifosi della Vecchia signora. Grazie sopratutto a «Quelli che il calcio», che negli anni Novanta lo ha fatto conoscere al grande pubblico. Quando il calcio era ancora in chiaro ed era uno sport davvero vicino alla gente.
Accento bresciano e tifo bianconero. Iris era inconfondibile. «Quanti ricordi e quante risate! Grazie per la tua amicizia e per la tua ironia. Sono stati anni bellissimi quelli che abbiamo trascorso insieme. Mancherai tantissimo» ha scritto su Instagram Fabio Fazio, che era il conduttore negli anni più belli di «Quelli che il calcio». Lui doriano, suor Paola tifosa della Lazio e Idris juventino fino al midollo. Volti entrati nella storia della televisione italiana. Con loro c’era anche Marino Bartoletti, che piange un fratello. «La nostra era veramente fratellanza pura, fatta di amore, di ironia, di complicità, di dolcezza. Era un uomo entusiasta, intelligente, tollerante, colto, spiritoso, riconoscente. Mi voleva un bene dell’anima. E io a lui! Quando usciva dalle righe mi chiedeva di "perdonarlo". Ed era fin troppo facile, vista la sua innocente bontà. Ma stavolta credo proprio che non ci riuscirò!» Il pensiero di Bartoletti affidato alla rete.
Gli esordi
Idris orgogliosamente ricordava i suoi inizi in Italia. Con le tv locali di Brescia. «Sono il primo a diventare direttore di una televisione privata, il primo a diventare vice direttore di una radio privata» raccontava sfogliando l’album dei ricordi. Era arrivato a Brescia da Perugia e dopo un passaggio a Roma per ritirare un premio per la letteratura assegnato dal presidente della Repubblica del Senegal. Era avanti, più avanti di tutti, quando decise che l’Italia sarebbe stato il suo futuro. Il colore della sua pelle lo utilizzò per prendersi in giro. Sulle frequenze di Tele Garda, dopo un periodo come dj in radio, lanciò «Tele Vù Cumprà». Protagonista di sketch in cui con il suo accento bresciano, che sfoggiava con orgoglio, rifiutava di comprare fazzoletti e accendini da un venditore bianco. Primo anche a lanciare in Italia un telegiornale multietnico dagli studi di Retebrescia.
Gli ultimi anni
Negli anni Duemila Idris era un po’ sparito dal mondo televisivo. Aveva cercato il rilancio mediatico nel 2005 con l’Isola dei famosi ma durò sette settimane tra i naufraghi, poi comparse nelle trasmissioni di calcio su e giù dall’Italia. Sempre tifando Juve e sempre tornando a casa sua, nella Brescia che aveva scelto come casa. A Bedizzole lo conoscevano tutti, si faceva voler bene e partecipava alla vita del paese.
E proprio a Bedizzole lunedì prossimo. 7 agosto, alle 11 saranno celebrati i funerali di Idris. «Il primo nero bresciano famoso».
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