Addio a Giovanni Spinoni, a lungo cronista del Giornale di Brescia

Storico collaboratore del nostro quotidiano, aveva 83 anni, gli ultimi segnati da una lunga malattia
Giovanni Spinoni, a destra, premiato dall'allora sindaco di Roncadelle Michele Orlando, in una foto del 2013 - © www.giornaledibrescia.it
Giovanni Spinoni, a destra, premiato dall'allora sindaco di Roncadelle Michele Orlando, in una foto del 2013 - © www.giornaledibrescia.it
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«Sono il Giornale di Brescia, Spinoni». Iniziavano così tutte le sue telefonate. Quelle dei «giri di nera», un tempo vero rito ripetuto all’infinito, per avere da forze dell’ordine e soccorritori le ultime novità di giornata, piccole o grandi. E in quelle parole c’era tutto il suo attaccamento alla «maglia» del nostro quotidiano, quasi per lui la testata fosse diventata parte integrante del nome. 

Oggi, Giovanni Spinoni da Coniolo non c’è più. Se n’è andato dopo un lungo periodo segnato dalla malattia all’età di 83 anni. Ma non se ne va la sua storia di cronista, ruvido spesso, ma implacabile.

Gli esordi

Erano i primi Anni Settanta quando aveva intrapreso la via del giornalismo. Non la prima: era stato dapprima messo comunale durante gli studi, portati avanti fino alla laurea in Magistero, nonostante gli impegni e le responsabilità del padre di famiglia, qual era divenuto giovanissimo. Poi era giunto all’insegnamento, che aveva fatto della scuola – si trattasse della didattica, come della macchina organizzativa o sindacale – uno dei temi a lui più cari anche quando, appunto, era approdato al mondo dell’informazione. 

La «nera»

Spinoni durante la lettura del telegiornale negli studi di Rtb - Foto Favretto/New Reporter © www.giornaledibrescia.it
Spinoni durante la lettura del telegiornale negli studi di Rtb - Foto Favretto/New Reporter © www.giornaledibrescia.it

Era partito dalla televisione, insolitamente per quegli anni, dall'emittente Rtb, di cui era divenuto volto noto. Poi il GdB. Che presto assurse per lui ad una seconda casa. Corrispondente da Roncadelle, il Comune dove, lasciata la sua Orzinuovi, si era trasferito con la moglie e dove ha cresciuto i sette figli, aveva presto incontrato anche la cronaca nera. Un territorio difficile, in cui troppo spesso ci si misura con il dolore, al quale Giovanni aveva opposto una sua personale corazza, che non gli impediva tuttavia di cogliere dettagli di umanità e paradossi del destino. 

Spinoni, da cronista, sul luogo di un agguato nel 2000: sotto braccio la copia immancabile del GdB - © www.giornaledibrescia.it
Spinoni, da cronista, sul luogo di un agguato nel 2000: sotto braccio la copia immancabile del GdB - © www.giornaledibrescia.it

Lavoratore infaticabile, tenace, ostinato, non si concedeva mai svaghi. Salutista ante litteram, faceva vanto di una dieta rigorosissima e asciutta come il suo fisico che teneva sempre allenato. Al giornale aveva conosciuto amicizie profonde, come quella con Die Nalli, altro cronista vecchio stampo, la cui morte nel 1988 lo aveva profondamente scosso. A chi – e non era cosa facile – guadagnava la sua fiducia, confidava anche il pensiero costante alla famiglia, ai figli e le preoccupazioni che in anni segnati anche da gravi lutti, portava con sé. 

L'addio

Fino a quando l’età prima e la malattia poi glielo hanno concesso, l’attività giornalistica è stata per lui un impegno irrinunciabile, come profondissimo è rimasto il legame con il GdB. Che oggi lo ricorda, con affetto e rimpianto, come un pezzo della sua storia che se ne va, eppure resta nei tanti ricordi. Come quel «sono il Giornale di Brescia» che non sentiremo più.

La camera ardente è stata allestita alla Città di Brescia, mentre i funerali saranno celebrati domani, sabato 4 marzo, alle 16 nella parrocchiale di Roncadelle. Ai parenti vanno le più sentite condoglianze della redazione e di tutta la grande famiglia del GdB.

Il ricordo

Un giovane Giovanni Spinoni durante un'intervista televisiva - © www.giornaledibrescia.it
Un giovane Giovanni Spinoni durante un'intervista televisiva - © www.giornaledibrescia.it

Riportiamo di seguito il ricordo di Franco Mondini, altro cronista di nera che per anni ha condiviso la quotidianità con Giovanni Spinoni.
«Un colpo al cuore nel leggere dell'addio a un grande amico. Spino non c'è più. A Lui, Spino, Giovanni Spinoni, non so perchè, ho pensato pochi giorni fa, ricordando le tante conferenze stampa dai carabinieri, in Questura o dai vigili, lavoro da cronista di provincia, quando ci si incontrava in silenzio in attesa di notizie su un incidente mortale o un infortunio sul lavoro, avvisati da una centrale - quando il contatto era diretto e basato sulla fiducia reciproca, così mi dicono gli ex colleghi costretti a restare nelle retrovie - di un “mortale” in una certa via o in un certo paese. Per me e altri più dell'altroieri. E di anni non ne sono trascorsi molti. Almeno per me. 
Io e lui, spesso soli con i fotografi in strada o davanti ad un campo o una casa aggrediti fisicamente e se andava bene solo verbalmente, da passanti e familiari, ma era il nostro lavoro. Di cronisti da strada, chi fa il lavoro sporco, in cerca di notizie che domani vengono lette sul giornale. Giovanni Spinoni, per tanti anni collega e concorrente, ma sempre leale, come io penso di esserlo stato. Si presentava in punta di piedi. Raffica di domande. E poi via. Con la sua motocicletta e indosso la tuta mimetica presa chissà dove. "Mondo. Ma vieni sempre dal Garda?” mi chiedeva ogni volta. “E Gallotta”, nostro grande amico e maestro, “come sta?”. Lo Zio Enzo - come affettuosamente chiamavamo appunto Gallotta - ci aveva anticipati in pensione. Un Grande maestro e Amico. E se qualcosa era poco chiaro durante le conferenze stampa mi chiamava. Come io chiamavo lui. Concorrenti, ma amici e corretti. Il "buco" (come in gergo si definisce la notizia pubblicata senza che l'abbia la concorrenza) cercava di darmelo. Una sottigliezza di fronte a una ”storia”.Voleva, Spino, dimostrare di essere più bravo e lo era. E a mia volta cercavo di superalo. “Mondo, ma come lo hai saputo?” Mi chiedeva. Un gioco, corretto, delle parti. Altri tempi. Tornando a Giovanni Spinoni, detto Spino. Ho avuto la fortuna di lavorare in certi momenti e di confrontarmi con te e altri illustri colleghi. Ti ho stimato e ti vorrò sempre bene. Ciao Spino, cronista vero».

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