Addio a Eva Frick, organista di classe e maestra del fare bene
Sono andata a trovarla pochi giorni fa col cuore pesante: sapevo, e con Eva non c’era nemmeno da provarci con le parole consolatorie. Era perfettamente conscia di quello che la consumava. Era forte ed ha, tra l’altro, offerto una bellissima testimonianza di grande umanità e fede davanti alla morte. Niente finte dunque, bisognava comportarsi come sempre e le ho raccontato di quello che ci univa: la musica. Ci siamo fatte le ultime quattro risate, sulla regia di un’opera, sul tizio che sbagliava il fraseggio… Pallida, perfettamente in sé, gentile di quel tratto sincero che, con molte altre doti, ne faceva una persona speciale. Ci conoscevamo da tanto e la musica era sempre l’argomento delle nostre telefonate, dei nostri incontri.
Eva Frick Galliera ci ha lasciato ieri, intorno alle 18. Io l’ho conosciuta così: ferrea serietà professionale, sempre in ordine nel vestire coi suoi tacchi bassi (indispensabili per suonare l’organo), spesso col cappello per ripararsi dal freddo e un sorriso rassicurante. Cultura musicale vastissima, che emergeva senza darsi arie; una discrezione innata, dietro la quale si schermiva, tagliava corto davanti ai complimenti. Un’organista di classe, che sapeva come pochi scegliere i programmi.
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