Addio a Enrico Cavalli, faro della cooperazione

Originario di Carpenedolo, era farmacista a Flero e gestiva le moltissime attività di Medicus mundi Italia
Enrico Cavalli, presidente di Medicus mundi
Enrico Cavalli, presidente di Medicus mundi
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Solidarietà, vicinanza, impegno. Sono parole che si ripetono, sfogliando la cronaca del nostro giornale che ha raccontato l’impegno di Enrico Cavalli, «infaticabile organizzatore». Originario di Carpenedolo (dove era tornato a vivere negli anni della pensione), farmacista a Flero in una farmacia che, per una buona metà del secolo scorso è stata la base delle moltissime attività di Medicus mundi Italia, il dottor Cavalli è morto mercoledì dopo una lunga vita profusa nell’«intelligente» vicinanza a chi soffre. Morto il giorno prima del suo 96esimo compleanno.

Tra i fondatori di Medicus Mundi Italia, e anche presidente, condivideva la sua passione con gli storici dell’organizzazione non governativa, in particolare con la dottoressa Maria Rosa Inzoli, deceduta sei anni fa. «Cavalli aveva una visione moderna della cooperazione: organizzava gli interventi e gli aiuti in molti Paesi del mondo, in particolare africani, premurandosi di condividere i progetti con le popolazioni e i loro governanti» è il ricordo di una delle cooperanti che sono cresciute con lui.

Una pietra miliare della cooperazione, dunque, al quale la città nel 1990 ha tributato un riconoscimento pubblico, con il premio intitolato a Umberto Gnutti nell’ambito del premio Bulloni. Il sindaco di Flero Pietro Alberti: «Il nostro Comune concesse nel 2016 la cittadinanza onoraria al dottor Enrico Cavalli che portò la prima farmacia a Flero nel 1966. Sino ad allora per poter acquistare i farmaci e ottenere i primi servizi sanitari i nostri cittadini dovevano spostarsi in città o in altri comuni. Allora Cavalli, con grande spirito di servizio e altruismo, decise di investire a Flero».

I funerali di Cavalli si svolgono oggi, venerdì, alle 15 Carpenedolo, partendo dall’abitazione in via Galizzi 8.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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