Accettare il vissuto migliora l'autostima

Crescere nel paragone con qualcuno può essere positivo, ma il migliore è quello compiuto con noi stessi
Antonietta Gonsalvus
Antonietta Gonsalvus
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Se mai fossi stata colta dalla sindrome di Stendhal questo sarebbe avvenuto di fronte al ritratto di Antonietta Gonsalvus, un dipinto della metà del Cinquecento attribuito a Lavinia Fontana appartenuto alla dinastia dei Gonzaga. Il quadro raffigura una bambina dal viso coperto di peluria, con un collaretto bianco di pizzo inamidato, l’abito di prezioso broccato e uno sguardo dolce che annulla la sua «diversità».

WhatsApp Image 2018-05-28 at 08.45.34.jpeg«Tognina», figlia del nobile spagnolo don Petrus Gonsalvus e di una dama della regina Caterina de Medici, come il padre e tre dei fratelli era affetta da ipertricosi, il loro caso è il più antico descritto in Europa. La bimba definita «una dei pelosi», si sarà paragonata nel corso della sua vita ad altre donne e nel confronto avrà sicuramente sofferto.

Tutti cresciamo nel paragone con qualcuno e il primo gesto di comparazione viene compiuto in famiglia, tra fratelli più o meno studiosi o ubbidienti, a volte capita anche fra i genitori. Misurarsi onestamente con il prossimo è positivo, farlo può aggiungere pietre angolari alla nostra esistenza, sebbene l’unico termine di paragone davvero utile sia quello compiuto con noi stessi. Tale giudizio dove basarsi su una visione d’insieme, dopo aver considerato tutte le opportunità che la vita ci ha dato, senza dimenticare che noi siamo il risultato di tanti fattori occasionali, così come scrisse il biologo Jacques Monod nel libro «Il caso e la necessità».

Se la valutazione obiettiva di quanto abbiamo costruito nel tempo misura i confini modificati dalle nostre capacità e dal nostro lavoro, lo studio continua ad essere un motore potente per la riuscita dei propositi. Esso rappresenta l’acceleratore verso opportunità che diversamente ci sarebbero precluse.

Nel consiglio napoletano di risparmio avveduto «conserva la mela per quando ti verrà sete» è contenuto tutto il buonsenso popolare che concorre alla realizzazione di buone intenzioni e desideri. Accettare il nostro vissuto senza complessi di inferiorità può produrre un genuino senso di completezza e autostima.

Sono le piccole cose acquisite negli anni che ci migliorano, come saper cucinare una gustosa pasta alla «scarpara» o avere imparato a inviare una email a più indirizzi in Ccn, evitando noie con la privacy. Se poi nel tempo avremo conservato il sentimento di riconoscenza verso le «stelle» che hanno illuminato il nostro percorso umano, nel paragone potremo davvero ritenerci soddisfatti e il nostro pieno sarà nettamente superiore al vuoto.

 

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