Abuso di alcol, il 20% di chi va al pronto soccorso è minorenne
Impossibile non provare un brivido quando, sul tabellone riepilogativo delle urgenze e delle emergenze, si legge che una undicenne è stata portata al pronto soccorso pediatrico in coma etilico. Pronto soccorso pediatrico, coma, alcol: possibile che queste parole stiano insieme? Sì, sono insieme e quasi lampeggiano, come se lanciassero un grido d’aiuto, preceduto da un interrogativo: perché?
Il fenomeno del consumo e dell’abuso di alcol tra i minorenni non è una novità, tanto che è addirittura improprio chiamarlo fenomeno. I numeri di accessi al pronto soccorso pediatrico dell’Ospedale Civile di Brescia non restituiscono una situazione drammatica, ma non sono altro che la punta dell’iceberg di un’abitudine diffusa. In sette anni, dal 2015 al 2022, sono stati 45 i giovanissimi ricoverati per aver esagerato con l’alcol. Nel solo 2022 32 persone su 163 arrivate in pronto soccorso per alcol avevano tra i 15 e i 17 anni, cioè il 19,6%.
I numeri del Civile
«Il problema c’è, ma è più fuori che dentro le mira dell’ospedale - spiega Alberto Arrighini, direttore del Pronto soccorso pediatrico al Civile -. Qui da noi arrivano quando stanno malissimo e, nella maggior parte dei casi, vengono trasportati dall’ambulanza che li intercetta per strada o davanti a qualche locale. Sono confusi e farfugliano. Per fortuna pochi in coma etilico, per cui bastano alcune ore di idratazione per superare la fase critica e allora cerchiamo di capire cosa è accaduto. C’è chi giustifica con una delusione amorosa, chi riferisce di aver bevuto perché era insieme ad alcuni amici e non poteva tirarsi indietro. In genere poche parole che sottendono grandi fragilità. Come ci comportiamo? Ovviamente chiamiamo i genitori e, se si tratta di una prima volta e la famiglia non presenta evidenti criticità, non facciamo la segnalazione. In caso contrario, coinvolgiamo il Servizio sociale dell’Ospedale».
I numeri degli accessi per problemi legati all’alcol diventano più significativi se si aumenta l’età di poco e ci si trasferisce al Pronto soccorso adulti ,dove vengono accolti anche i minorenni dai quindici ai diciotto anni. Nel 2022 i minori dai quindici ai diciassette anni che si sono rivolti al Pronto soccorso per problemi legati all’abuso di alcol sono stati 32, il 70% ragazze e il 30% maschi. «È un dato sottostimato - afferma Cristiano Perani, responsabile del Pronto soccorso del Civile -. Altre intossicazioni da alcol avevano come diagnosi principale politrauma, disagio sociale, disturbi psichiatrici, solo per citare le principali. Dato sottostimato e in linea con quello che è accaduto negli anni precedenti, senza significative variazioni».Dunque, 32 minori in un anno su un totale di 163 pazienti (37% donne e 63% uomini) che nell’arco dell’anno sono andati al Pronto soccorso per problemi acuti di salute legati al consumo eccessivo di alcol.
Un problema anche sociale
L’abuso di sostanze alcoliche da parte dei minorenni non è solo un problema di sanità, ma anche sociale che richiede, dunque, educazione e prevenzione. Anche se la legge 189 del 2012 vieta la vendita di alcol ai minorenni, da una indagine del Movimento italiano genitori emerge che al 39% dei consumatori minorenni non è mai stato negato l’alcol e non sono mai stati chiesti i documenti. A fronte del mancato rispetto della legge che vieta la vendita di bevande alcoliche ai minorenni, diventa arduo il ruolo di educatori e operatori di sanità pubblica.
Non è proibizionismo, ma tutela della salute: «I giovani non metabolizzano completamente l’alcol fino ai 21 anni circa - spiega Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale Alcol dell’Istituto Superiore di Sanità -. Intorno ai 25 anni si completa il processo di maturazione del cervello, che da una modalità cognitiva adolescenziale, prevalentemente emotiva, passa a quella razionale, tipica dell’adulto. Tutto l’alcol consumato tra i 12 e i 25 anni interferisce con il completo e corretto sviluppo cerebrale».
«In particolare- aggiunge - il binge drinking, l’abitudine di bere 5-6 bevande alcoliche in uno tempo ristretto, espone i giovani a un danno rilevato alle risonanze magnetiche in una zona cerebrale deputata all’orientamento e alla memoria, l’ippocampo, con deficit oggettivamente rilevabili». Dai dati epidemiologici diffusi dall’Organizzazione mondiale della Sanità, l’alcol è considerato il quinto fattore di rischio per il carico di malattia globale. Nei 30 Paesi dell’Unione europea il 5,5% di tutti i decessi è causato dall’alcol, in gran parte per patologie oncologiche (29% dei decessi attribuibili all’alcol), cirrosi epatica (20%), malattie cardiovascolari (19%), incidenti stradali e atti di autolesionismo e violenza interpersonale (28%).
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