Abusi nei controlli, i cacciatori bresciani ora denunciano
I cacciatori non ci stanno a subire i controlli fuori dalle regole dell'ordinamento e per questo una decina di loro ha dato mandato all'avvocato Alberto Scapaticci di procedere in Procura contro gli agenti dei carabinieri forestali che hanno violato le regole dettate dal legislatore.
«Nessuna delle associazioni venatorie che rappresento si vogliono esimere dai controlli, ma questi si devono svolgere nel rispetto delle regole e senza conculcare libertà e dignità delle persone». L'avvocato Alberto Scapaticci ha affrontato ieri con Marco Bruni, presidente di Federcaccia e Eugenio Casella, ai vertici di Acl, il caso dei molti cacciatori oggetto di controlli dagli uomini del Soarda (Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati in Danno agli Animali) dei carabinieri forestali.
E ancora «con attività di perquisizione svolte sino a 14 agenti contemporaneamente come se si trattasse con camorristi o terroristi ed estese anche oltre i locali di stretta pertinenza del controllo e con atti che ci hanno portato a denunciare alla Procura della Repubblica casi di violenze, percosse, lesioni e altro».
Il caso riguarda l'operazione antibracconaggio Pettirosso che prevede nel Bresciano dei black-spot inseriti nel Piano d'azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici. In questo contesto i carabinieri forestali effettuano il controllo del territorio, con l'obiettivo di ridurre il numero di uccelli protetti abbattuti o catturati durante la migrazione.
«Ma i controlli contestati sono avvenuti sotto la ripresa di telecamere di sorveglianza e mostrano abusi gravissimi a danno di anziani, accusati di maltrattamento di animali o alterazione di sigilli riferendosi all'anello alle zampe degli uccelli». Per questo l'avvocato Scapaticci annuncia una recrudescenza nelle prese di posizione.
«Sentita anche la Prefettura mercoledì, segnaleremo con denunce alla Procura tutti i casi di atti illegittimi e di abusi consumati a danno dei cacciatori e questo a partire dai presupposti violati per le perquisizioni domiciliari». Intanto i casi segnalati dalle associazioni si moltiplicano: «Tuteleremo i 7mila capannisti di Brescia e li invitiamo a non farsi intimorire. Viviamo in uno stato di diritto e non di polizia» conclude l'avvocato.
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