Abbonamento al marito morto: Tim contatta la famiglia
La situazione non è ancora risolta. Ma, dopo la pubblica presa di posizione della vedova di un artigiano ospitata dal Giornale di Brescia, Tim si è mossa e ha contattato prima la nostra redazione e poi la signora e avviato una serie di procedure per risolvere quello che «evidentemente è stato un errore» e cioè l’attivazione di un’offerta di telefonia ad un artigiano 65enne che però era già morto da circa un mese, strappato alla famiglia dal Covid.
Dopo una serie di mail e raccomandate che la vedova aveva inviato al servizio clienti di Tim Business a cui il gestore aveva risposto ribadendo la correttezza del proprio operato e spedendo le fatture da saldare, 41 euro al mese da marzo e per i successivi 24 mesi, la vedova si è rivolta ai carabinieri. La goccia che ha fatto traboccare il vaso di rabbia e dolore della signora Mirella era stato il fatto che neppure davanti al certificato di morte del marito, datato 13 febbraio, l’azienda aveva ammesso di aver commesso un errore.
Il giorno stesso della pubblicazione della vicenda paradossale in cui si era trovata la donna «Non ho più mio marito, non ho più l’azienda e men che meno la linea telefonica, perché devo pagare un servizio che lui non poteva aver chiesto o rifiutato quando glielo hanno proposto dato che era morto già da un mese?» l’Ufficio stampa di Tim Business ha contatto la nostra redazione e poi la vedova. «Loro si sono impegnati a fare tutte le verifiche del caso e riconsiderare tutta la situazione - ha spiegato la stessa signora - io comunque ho contattato i carabinieri e una associazione di consumatori perché mi sento calpestata e non cambierò linea fino a quando la cosa non sarà effettivamente risolta».
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