A2a smaltirà più di 218 milioni di mascherine inutilizzate
A2a si occuperà di smaltire le mascherine non certificate comprate dalla struttura commissariale nel 2020 per l’emergenza Covid-19 e mai richieste dalle regioni e dagli enti convenzionati. Sono 218 milioni e 50mila, fatte soprattutto di tessuto, poco filtranti, e saranno quasi tutte bruciate negli impianti del nord Italia.
Dopo tentativi falliti di venderle, il commissario Francesco Figliuolo è riuscito a trovare un'azienda cui affidarle: A2a Recycling, la società a Novate Milanese che si occupa di selezione, stoccaggio e trattamento dei rifiuti e dei residui. E che per lo smaltimento delle mascherine coinvolgerà gli altri termovalorizzatori del gruppo A2a.
Quali mascherine
Le mascherine in questione sono quelle che a inizio pandemia venivano chiamate «di comunità» e che erano state comprate da Domenico Arcuri, allora commissario. Vista la difficoltà iniziale a trovare le mascherine chirurgiche, il decreto Cura Italia aveva autorizzato l’utilizzo delle mascherine di comunità, che sono senza certificazione Ce, composte da materiale elastico e piuttosto scomode, tanto che l’ex assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera le aveva definite «un fazzoletto o un foglio di carta igienica».
Queste mascherine sono state distribuite in vari luoghi, tra i quali le scuole, e sono state accumulate per un totale di 2.500 tonnellate in magazzini gestiti da SDA con un costo di giacenza pari a 313mila euro al mese. Nel dettaglio, si tratta di 73 milioni di mascherine monouso in tessuto non tessuto, con tagli per infilare le orecchie, di altri 140 milioni di mascherine colorate caratterizzate da una «minima resistenza al flusso respiratorio ed elevata filtrazione batterica», e da altri 5,1 milioni di mascherine con l'elastico in polipropilene, elastame e una barretta di metallo per stringerle al naso.
Come si è arrivati ad A2a
La struttura commissariale ha provato più volte a venderle senza successo (a giugno e a ottobre 2021 sono state pubblicate due indagini di mercato andate deserte. In allegato c'è la scheda descrittiva delle mascherine che abbiamo riportato nel paragrafo precedente, lo trovate integrale qui). Così si è arrivati alla determina n. 175 del 16 febbraio 2022 firmata da Figliuolo che ha assegnato lo smaltimento ad A2a Recycling. Per l’operazione la società sarà pagata quasi 700mila euro netti (698mila più Iva). Ad A2a andrà il compito di smaltire le mascherine, si legge nella determina, che «non sono mai state richieste né dalle regioni né dagli altri enti convenzionati» e che oggi non possono più essere utilizzate per legge.
Di queste, confermano dal gruppo, solo una minima parte di materiale sarà recuperabile per il riciclo (il Post riporta la stima dell’8%) attraverso gli impianti di trattamento. Il resto, cioè il tessuto, andrà negli impianti di termovalorizzazione di A2a: in quali dei sei - tra cui quello di Brescia -, esattamente, non viene specificato dall’azienda.
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