A processo per truffa: imputati «salvati» dalla prescrizione
La truffa c’è stata, ma la giustizia - per via di un processo iniziato tardi - arriva fuori tempo massimo. Dieci anni dopo l’inizio dell’inchiesta. E così è scattata la prescrizione. «Il compendio probatorio acquisito agli atti consente di convalidare l’ipotesi accusatoria, senza che questa possa essere travolta o solo intaccata dalle versioni alternative proposte dalle difese» scrivono i giudici nelle motivazioni del pronunciamento che ha messo la parola fine ad una vicenda che ha coinvolto centinaia di risparmiatori. Che, per il tribunale però «si erano fatti ingolosire dalle alte prospettive remunerative».
Il collegio presieduto da Roberto Spanó, ha firmato una sentenza - con motivazioni contestuali - di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione nei confronti dell’avvocato Sergio Oliveri, di Maurizio Bondioli, Edoardo Pesenti, Francesco Bini, Vincenzo Taraschi, Gianlorenzo Cantamessa, Daniele Pistolesi, Stefano Roncon e Pietro Baranno tutti finiti a processo, a vario titolo, per una truffa finanziaria, commessa tra l’Italia e Dubai a cavallo tra il 2009 e il 2012.
«I ruoli e le condotte dei vari imputati, così come emersi nel corso dell'escussione dei testi, risultano inequivocabilmente riscontrati dalle analisi bancarie e dalle intercettazioni telefoniche» scrive il collegio. Oliveri è stato assolto dall’accusa di associazione a delinquere e come lui, Bondioli, Pesenti e Taraschi, tre promotori finanziari che avrebbero avuto un ruolo minore. Caduta l’accusa per i tre, è quindi venuto meno il numero minimo per la contestazione del reato di associazione a delinquere. «Senza nulla togliere - scrivono i giudici - alla gravità delle condotte manipolatorie e fraudolente poste in essere da Moroncini e da Oliveri».
Per il collegio «Moroncini ha svolto il ruolo di assoluto protagonista, avendo concepito e diretto il complessivo progetto criminoso, mentre Oliveri ha assunto un ruolo da deuteragonista compiendo in prima persona molte delle attività esecutive mediante talune manovre altamente azzardate che hanno finito per deludere le aspettative dei risparmiatori».
Per questo non sussistono i presupposti per una pronuncia liberatoria nel merito, ma per tutti scatta la prescrizione. Il pm aveva chiesto la condanna, a 5 anni per riciclaggio, per le mogli dei due principali indagati che sono state però assolte. «La promiscuità dei rapporti familiari può averle indotte a prestarsi al compimento di operazioni opache senza con ciò - si legge nella sentenza pronunciata nelle scorse ore - aver consapevolmente funto da cono d’ombra alle irregolarità commesse dai propri mariti».
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