A fuoco 6 cassonetti in un pomeriggio: due dodicenni nei guai
Sei cassonetti dei rifiuti dati alle fiamme uno dopo l’altro nel giro di poche ore. Basterebbe già questo a rendere l’idea del concitatissimo pomeriggio vissuto oggi, lunedì, a Concesio. C’è però un particolare che rende ancora più allucinante la faccenda: ad appiccare il fuoco sono stati due dodicenni del posto. Ragazzini normalissimi, che frequentano le scuole locali.
Lo hanno confessato loro stessi tra le lacrime, presenti le rispettive famiglie, ai carabinieri che, dopo una brevissima indagine, sono riusciti rapidamente a risalire a loro e li hanno raggiunti al parco in cui si trovavano dopo aver compiuto la serie di atti vandalici.
Altri episodi
L’allarme era già scattato nei giorni scorsi, quando sul territorio del Comune di Concesio erano stati bruciati altri cinque cassonetti. Non è ancora chiaro se i due dodicenni siano coinvolti anche in questi episodi, mentre loro stessi hanno dissipato ogni dubbio sul fatto di aver deliberatamente incendiato le campane andate a fuoco ieri servendosi di pezzi di carta accesi con un accendino e gettati poi nei contenitori dell’immondizia.
C’è anche un’automobile coinvolta: era parcheggiata accanto ad uno dei cassonetti dati alle fiamme, le quali si sono propagate al veicolo carbonizzando parte della carrozzeria e fondendo un pezzo di paraurti e il faro posteriore sinistro.
«È stato un pomeriggio da dimenticare - ha affermato ieri il vicesindaco di Concesio Guido Lazzari -. Il sindaco Agostino Damiolini ed io abbiamo incontrato le famiglie e i due dodicenni: inutile dire che non è stato affatto semplice». Non c’è un vero motivo per cui i giovanissimi hanno compiuto quei gesti o, almeno, i due non hanno saputo spiegarlo. I carabinieri ci hanno messo davvero pochissimo per risalire a loro: è bastato parlare con la gente del posto, che ha dato indicazioni sufficienti per individuarli nel giro di qualche ora.
«Quali saranno le conseguenze? Difficile dirlo, anche perché sono davvero molto giovani - ha spiegato Lazzari -. È chiaro che il Comune dovrà in qualche modo rivalersi sulle famiglie, perché i cassonetti sono un bene pubblico. Rimane l’amarezza e il sentore di un disagio, insieme con un problema educativo, ai quali occorrerà necessariamente far fronte».
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