A caccia di nutrie tra i campi: 25mila capi abbattuti all'anno
Circa venticinquemila capi abbattuti ogni anno e 1.300 persone impegnate nella caccia.
Prosegue l'impegno della Provincia per contrastare la diffusione delle nutrie nel Bresciano: l'obiettivo è provare a contenere una popolazione di animali in crescita, che non ha predatori superiori in natura alle nostre latitudini e che sta provocando danni ingentissimi all'agricoltura, scavando gallerie dei corsi d'acqua e nei canali e divorando il mais.
Abbiamo seguito una delle squadre in uno dei quotidiani sopralluoghi alle gabbie per il recupero che sono disseminate sul territorio, in particolare nei pressi delle rogge.
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Un'attività che gli operatori faunistici volontari svolgono con il coordinamento della Polizia Provinciale e che li impegna in tutti i Comuni.
Nello specifico i cacciatori di nutrie hanno il compito di controllare il territorio loro assegnato, verificando se gli animali siano stati intrappolati e sopprimendoli, oppure, nei casi in cui sia presente il personale autorizzato, mettendo in campo delle vere e proprie battute con i fucili. Ogni capo abbattuto viene pesato e misurato e poi stoccato nei congelatori messi a disposizione dai comuni, prima di essere smaltito.
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Quello delle nutrie è un problema relativamente recente nel Bresciano, e legato al fatto che gli animali importati dal Sudamerica per la produzione di pellicce si sono diffusi nelle campagne e non hanno antagonisti naturali che ne rallentino la riproduzione.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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