A Brescia tre decessi al giorno per aria e cibo inquinati
Mille morti all’anno per inquinamento. Tre al giorno. Un clima poco salutare, quello della nostra provincia e, in generale, dell’area della Val Padana. E, su tutti, quello atmosferico è di gran lunga il fattore di inquinamento ambientale con il maggior impatto sulla nostra salute. I numeri del rischio. Nel territorio dell’Ats di Brescia, ad ogni incremento di 10 microgrammi per metro cubo di Pm10 si è registrato un aumento del rischio di infarto dell’1,3%, di ictus dell’1,2%, di ricoveri per problemi respiratori del 3,9% e di mortalità naturale pari allo 0,9%.
A causa degli effetti a breve termine, in media ogni anno nella nostra Ats l’inquinamento da polveri provoca 400 decessi, 200 infarti, 165 ictus e 3900 ricoveri per malattie dell’apparato respiratorio. «Deve essere chiaro: quando si parla di mille morti l’anno legate a fattori ambientali significa che l’aspettativa di vita di queste persone potrebbe essere superiore se esse non vivessero in una zona fortemente inquinata» spiegano Claudio Sileo e Michele Magoni, rispettivamente direttore generale e direttore dell’Unità di Epidemiologia dell’Ats di Brescia. ù
L’aria malata. L’inquinamento atmosferico, dunque, ha un forte impatto sulla nostra salute. Ma questo non deve farci dimenticare altre forme di inquinamento altrettanto nocive, per le quali ci sono evidenze scientifiche. Parliamo di quello mediato da esposizioni alimentari, basti pensare a pesticidi, metalli pesanti e altre sostanze chimiche pericolose che possono contaminare gli alimenti. O di quello all’interno delle nostre abitazioni o degli edifici. Magoni: «Quando si cuoce una cotoletta senza aerare, in cucina si concentrano 500 micron di Pm10 che sono pari a 50 micron all’aperto». Esiste, anche, un inquinamento nei luoghi di lavoro: si pensi all’esposizione a specifici cancerogeni come l’amianto i cui effetti sulla salute si manifestano anche dopo decenni.
Tre sono le cause degli anni di vita persi in buona salute, che esitano in morte: gli stili di vita al primo posto, seguiti da problemi di carattere metabolico (ipertensione come fattore di rischio di malattie cardiovascolari o obesità che sfocia in diabete, per fare degli esempi) e, al terzo posto, l’inquinamento. Quest’ultimo, generalmente, incide per il 7% nelle cause di morte. Percentuale che sale al 10% nella nostra provincia e nella Pianura Padana, con mille morti «sospette» sulle diecimila circa che si verificano naturalmente ogni anno. «L’inquinamento non solo peggiora le condizioni di salute di chi le ha già compromesse, tecnicamente si parla di "mietitura di chi sta male", ma fa scivolare tutti verso lo star peggio - spiega Magoni -. Per rendere meglio l’idea di quello che accade con l’aria malata, è come se tutti nei giorni di picco fumassero due sigarette ogni giorno. Ma proprio tutti, anche i neonati».
Il direttore generale di Ats Brescia, Claudio Sileo, sottolinea che «è giustissima l’enfasi che viene posta sugli aspetti ambientali», confermando l’impressione della «comunità ferita» espressa a pochi giorni dal suo insediamento. La rassegnazione. «Tuttavia - aggiunge - a volte esiste anche un po’ di autolesionismo da parte di tutti, perché non si tiene in considerazione che gli stili di vita hanno un peso molto rilevante, pari al 25%, sull’insorgenza di patologie che comportano anni di vita persi, mentre il fumo di sigaretta incide per il 12%. A volte mi stupisco a fronte di alcuni comportamenti: se una persona ha bisogno degli occhiali perché non ci vede, li indossa senza discutere. Se, invece, deve assumere una pastiglia perché è ipertesa o per abbassare il colesterolo, spesso segue la terapia per un certo periodo, poi decide autonomamente di abbandonarla».Brescia e provinciaAllarme ambientale
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