A Brescia l'arte della dissidente russa Lomasko per affermare libertà e diritti umani
È fuggita dalla Russia il 5 marzo, «perché stanca di vivere in quel Paese fascista, dove non ci sono libertà e diritti». Una gabbia per un’artista e una scrittrice dissidente, che disegna e descrive il mondo degli ultimi, la profonda Russia dei dimenticati nell’era putiniana. Victoria Lomasko, 44 anni, è ospite di Brescia.
Il Museo di Santa Giulia, dal 12 novembre all’8 gennaio, accoglierà la sua mostra «The last soviet artist». Il titolo non evoca nostalgie, casomai segnala la continuità di un sistema che nulla c’entra con la democrazia. Lomasko, spiega la curatrice della mostra, Elettra Stamboulis, si «pone nel pieno della tradizione realista, anche se con tratto personale e sintetico, mentre la reazione al passato concluso vedeva la scena rivolgersi solo a un’arte rarefatta e concettuale».
L’artista, sottolinea Stamboulis, «dà volto e voce a chi non ha cittadinanza nella Russia odierna». La rassegna di Lomasko - all’esordio in Italia - si inserisce nell’ambito del Festival della pace di Brescia, terzo atto del ciclo Arte e diritti promosso dalla Fondazione Brescia Musei, dopo la mostra della turca Zehra Dogan e del cinese Badiucao.
Dissidenti
Ieri quest’ultimo era al fianco di Victoria Lomasko alla presentazione del prossimo evento, in una sorta di passaggio del testimone che avrà il suo culmine il 12 ottobre. Mercoledì, alle 18, il Salone Vanvitelliano ospiterà un talk aperto al pubblico per illustrare «The last soviet artist». Il linguaggio artistico, ha sottolineato la presidente di Brescia Musei, Francesca Bazoli, è «straordinario nel veicolare il messaggio sui diritti». La Fondazione ha assunto l’impegno di valorizzarli, «la sfida è trovare gli artisti che esprimono il dissenso». Come Dogan, Badiucao e Lomasko. Quest’ultima era già stata contattata prima dell’invasione russa dell’Ucraina, la sua testimonianza diventa adesso ancora più attuale. Lomasko è considerata la più importante artista sociale grafica russa, praticamente sconosciuta al pubblico italiano.
Brescia, ha commentato il sindaco Emilio Del Bono, «con le sue mostre accende la luce su questo periodo storico in cui i diritti inalienabili vengono messi in discussione. Dogan, Badiucao, Lomasko: sono tessere di un mosaico per rivendicare la validità di quei diritti». Il presidente del Festival della pace, Roberto Cammarata, e la vice sindaca Laura Castelletti, hanno sottolineato il legame indissolubile fra arte e libertà.
Esule
Victoria Lomasko in queste settimane lavorerà negli atelier di Brescia Musei per realizzare opere specifiche da inserire nella mostra. «L’Italia, e Brescia in particolare, mi hanno accolto bene», ha detto. «Sono felice di essere qui». In Russia, sostiene, la situazione è grave: «La grande maggioranza della popolazione non ce la fa più a vivere per le condizioni economiche estreme». Nel giro di un anno, ha commentato, le cose potrebbero cambiare perché Putin sarà sempre più in difficoltà, stretto fra le proteste di chi vuole la libertà e la sofferenza di chi vive nel disagio. Dopo l’espatrio, Lomasko era «felice di poter respirare e vivere liberamente, dedicarsi all’arte senza problemi, ma in Europa ho incontrato tante difficoltà burocratiche per avere i permessi di soggiorno. Adesso, in Italia, mi sento benvoluta e accettata».
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