A Brescia fra buche, crepe e gradini: il percorso a ostacoli non solo per disabili
Per qualcuno è un semplice dislivello, per altri una montagna insormontabile. Alcuni notano a stento l’asfalto scuoiato, altri si fermano di fronte a un muro invalicabile. Quello dell’accessibilità nelle città è un problema diversamente percepito e spazia agli antipodi della sua comprensione dalla necessità all’indifferenza. Per questo motivo raramente fa breccia nei cuori di chi può muoversi senza limitazioni.
La mappa
Eppure i disabili con difficoltà motorie nel Bresciano sono oltre 10mila: anche loro vivono ogni giorno le città e i paesi, come tutti percorrono marciapiedi, piste ciclabili e strade, salgono sui bus, treni e metropolitana. E vedono il mondo da un altro punto di vista. La mappa di Brescia disegnata da alcune delle loro segnalazioni restituisce una geografia complessa, nella quale il centro storico della città appare più accessibile a chi si muove in carrozzina, ma basta allontanarsi dalle mura venete per imbattersi in una babele di buche, voragini, gradini di accesso ai marciapiedi e banchine dei bus troppo basse. In un’espressione fredda ma di largo uso: «barriere architettoniche».
Da viale Venezia a via Milano, da via Foro Boario all’area dell’ospedale Civile, neppure quelle in prossimità di strutture sanitarie e scuole sono zone franche. In via Foro Boario, ad esempio, a due passi dalla sede dell’Ats e dal liceo Copernico il marciapiede è consumato al punto che sono riemerse le reti d’acciaio, con pericoli per chiunque passi di lì. In via Ducco, davanti alla Domus Salutis e all’ingresso dell’area Stauffer - tutte nella «cintura sanitaria» particolarmente frequentata da persone con disabilità e anziani - molti marciapiedi non hanno rampe e presentano diversi dislivelli più o meno alti.
Miglioramenti
Chi da anni si occupa di accessibilità e barriere architettoniche nelle città è Alberto Arenghi, ingegnere e «disability manager» dell’Università degli Studi di Brescia. È lui ad analizzare i pro e i contro di una città che offre due facce e vive due ere: «Non siamo nel Far West. Rispetto al panorama nazionale e internazionale il centro di Brescia appare sufficientemente accessibile, eppure c’è ancora molto da fare». Ad esempio sui marciapiedi, alcuni dei quali progettati senza rampe, o sulle banchine degli autobus: «Si è lavorato per trasformare l’autobus in un mezzo accessibile ma spesso è la banchina a non esserlo. Sulla linea di via Lama, ad esempio, i marciapiedi erano stati realizzati con un’altezza sbagliata. Credo che la fermata di un autobus sia considerata un po’ terra di nessuno, ma la responsabilità è dei progettisti».
Capitale accessibile
E nell’anno di Brescia e Bergamo Capitale, di «cultura dell’accessibilità» parla la vicepresidente Aism Pizzuto: «La maggior parte dei musei e dei luoghi culturali della città sono accessibili, ma se davvero si vuole pensare ad una cultura accessibile, è necessario creare spazi urbani che possono accogliere davvero tutti: ad oggi non è così». A Brescia, però, qualcosa è cambiato negli ultimi anni grazie alle piste ciclopedonali «in sede propria» (ovvero quelle delimitate da cordoli o piolini).
«Possono essere valide alternative - conferma Arenghi - perché hanno offerto la possibilità di muoversi in sicurezza non solo a pedoni e ciclisti ma anche alle persone che si muovono in carrozzina. Avere marciapiede liscio e largo permette di sentirsi più sicuro. Resta l’incognita della sensibilizzazione e della "cultura dell’accessibilità". Tutti coloro hanno difficoltà motorie, in questi casi, concordano: non ci si rende conto di quali siano le reali difficoltà delle barriere architettoniche finché non ci si ritrova nella situazione di doverle affrontare».
@Buongiorno Brescia
La newsletter del mattino, per iniziare la giornata sapendo che aria tira in città, provincia e non solo.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato