A Brescia 12 stelle Michelin

La guida Michelin conferma i premi ai ristoranti bresciani a cominciare dalla «doppia» al Miramonti l'altro
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Dodici stelle per 11 ristoranti: questo il bottino bresciano di premi assegnato dalla «rossa» di Michelin, la guida più diffusa in Italia, presentata ieri in una scuola di Milano.
A guidare la pattuglia delle nostre tavole eccellenti è ancora una volta il «Miramonti l'altro», il locale dei fratelli Piscini che schiera ai fornelli Philippe Leveille: il ristorante di Concesio ha infatti confermato la sua brillantissima doppia stella, unico nell'élite assoluta d'una quarantina di ristoranti italiani con questo altissimo riconoscimento (al di sopra, come riferiamo qui a fianco, c'è solo il club dei magnifici sette «tristellati»).

Così come hanno ritrovato il consenso degli ispettori, mantenendo la loro singola «stella» il Gambero di Calvisano, Da Nadia a Castrezzato, le Due Colombe di Corte Franca, l'Esplanade di Desenzano, Villa Fiordaliso a Gardone Riviera, Villa Feltrinelli e la Tortuga a Gargnano, il Capriccio di Manerba, il Leon d'oro di Pralboino e la Rucola di Sirmione.
Risultato indubbiamente da applauso, che mette ancora una volta la nostra provincia tra quelle più ricche di riconoscimenti - e, dunque, tra le aree del Paese dove si mangia meglio - esattamente come già riconosciuto dalle altre guide nazionali e regionali uscite nelle scorse settimane (per avere un'idea della differenza di valori basterà dire che quest'anno l'intera Sardegna ha tre sole stelle, così come tutta la Calabria).

Eppure, almeno a prima vista, è questo un risultato che fa un po' storcere il naso all'ombra del Cidneo, poiché solo un anno fa le stelle meritate dai locali della nostra provincia sulla Rossa erano state 14 per 13 locali. E la piccola delusione potrebbe persino aumentare aggiungendo che proprio quest'anno i sempre parsimoniosi ispettori del gommista (di manica stretta sullo Stivale almeno quanto sono generosi ad altre latitudini, e non solo in Francia) hanno distribuito i loro riconoscimenti - una, due e tre stelle - a 307 locali contro i 276 dell'anno passato, allargando così dell'11% la platea delle tavole d'alto livello che possono fregiarsi delle ambite stelle.
Come a dire che proprio nell'anno di maggiore e verificata abbondanza dei riconoscimenti, il nostro territorio è stato ridimensionato, seppur marginalmente.
Ad addolcire un po' l'amaro in bocca, lasciato inevitabilmente da questi numeri, è però un'analisi un po' più approfondita e di contenuto , nonché, soprattutto, il fatto che a perdere la stella siano stati due locali (l'«Ortica» di Bedizzole - che l'aveva già ricevuta fin nella precedente sede alla Pieve di Manerba - e «Quintessenza» di Moniga) che sono stati malinconicamente cancellati dalla guida per «cessata attività». Un evento quest'ultimo decisamente inusuale per un locale premiato da Michelin, almeno nelle passate stagioni, e che invece ha riguardato in tutt'Italia nel 2012 già 14 ristoranti «stellati» e millanta altre tavole meno note, conosciute e recensite.
Se mancava una conferma all'impatto cruento e devastante del taglio ai consumi sulla ristorazione, Michelin l'ha messa brutalmente sul tavolo - ed anche sulle tavole più illustri. Facendo inoltre emergere, per quel che ci riguarda più direttamente come bresciani che, forse, proprio dalle nostre parti i guasti della crisi sono più profondi che altrove.
Guardando infatti alla fotografia scattata quest'anno alla nostra ristorazione da Michelin - in verità buona ultima ma in perfetta sintonia con le altre maggiori guide - è facile notare, insieme al confortante mantenimento di tante eccellenze, una certa staticità, la mancanza di dinamismo, la scarsità di nuove iniziative, almeno nei livelli più alti della qualità gastronomica. In altre realtà non mancano certo gli addii, le riduzioni di punteggio, le chiusure, ma spesso emergono nuove insegne e nuovi volti. Da noi meno.
Certo Michelin - per storia, sistema di lavoro, tradizione - è quasi sempre l'ultima a scoprire le novità ed il suo premio certifica spesso la piena emersione di una realtà che altri hanno già segnalato e recensito da tempo (e talvolta incrollabilmente mantiene pure alcune stelle alla memoria di fasti lontani).
Ma quest'anno, anche col conforto del giudizio di altre guide, è più difficile attribuire alla sola pigrizia e conclamata cecità degli ispettori la «performance» non esaltante di tante nostre cucine e della tavola bresciana nel suo complesso. Forse non c'era bisogno che ce lo confermasse Michelin, ma certamente l'anno che abbiamo alle spalle è stato durissimo per i ristoratori di casa nostra. E la carenza di iniziative, che traduce la mancanza di prospettive, non induce all'ottimismo.g. f. b.

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