A 12 anni dalla sua morte, Hina avrà una tomba vera
Hina Saleem avrà una tomba. Una tomba vera. Con la fotografia che non si staccherà al primo colpo di vento come succede ora nel riquadro islamici adulti del cimitero Vantiniano. Con una dedica della famiglia, che oggi non c’è. Con le date di nascita e morte scolpite e non scritte a computer. Spariranno le erbacce e il senso di abbandono.
La ragazza musulmana uccisa sgozzata l’11 agosto del 2006 per mano del padre che non sopportava lo stile di vita all’occidentale della figlia, sarà ricordata in modo degno. Finalmente. Grazie ad un benefattore, che preferisce rimanere anonimo, e che si è si è rivolto a Perani marmista, attività in via Milano, raccogliendo l’appello lanciato dalle pagine del nostro giornale nell’ottobre scorso.
Ad assicurarlo è Suleman Saleem, fratello di Hina. Che non si sottrae a domande sul padre, tuttora in carcere per l'omicidio della giovane pakistana trapiantata a Brescia, sulla possibilità di un perdono e su questi dodici anni senza Hina. Ma anche su cosa pensa della vicenda di Sana Cheema, la 25enne di casa in città, per la cui morte in Pakistan, sono ora in stato di fermo il padre, lo zio e un fratello.
Leggi il servizio con l'intervista integrale sull'edizione del GdB in edicola oggi, martedì 1° maggio, scaricabile anche da qui
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