20mila dosi al giorno: è il consumo di cocaina nel Bresciano
Migliaia di pacchetti a formare quella che pare un'immensa coperta srotolata nel mezzo della foresta. Ci camminano sopra i militari che la sorvegliano con il mitra al braccio. La scena che ha fatto il giro del mondo arriva da Chigoriobò, nord della Colombia, il 9 novembre. Si tratta del più grande sequestro di cocaina nella storia del Paese, terra di Narcos: nei pacchetti ce ne sono 12 tonnellate totali, un valore di 360 milioni di dollari. Il proprietario della «coperta» si chiama Dairo Antonio Usugà, capo del Clan del Golfo. Il suo braccio destro è Miro Rizvanovic, detto «El Ruso». È stato arrestato in Italia, a Civitavecchia, lo scorso 20 aprile. La sua destinazione? Brescia.
Si parte da lontano per tornare a casa nostra, per seguire il lungo viaggio della droga che lì si produce e qui si rivende. E si consuma. Prendete sei amici seduti a un tavolo, sei compagni di squadra, sei colleghi in ufficio. Almeno uno di loro in ogni gruppo, secondo le stime, farebbe uso di cocaina: un bresciano su sei, il 17% circa della popolazione.
Sono alcuni dei numeri emersi durante la trasmissione di Teletutto «Messi a fuoco». Brescia capitale delle «strisce»?
Se non lo è, ci va molto vicina: si stima che 150 chili di cocaina entrino ogni settimana sul territorio. Ogni giorno se ne rivendono 10 chili, divisi in 20mila dosi a 80 euro al grammo. Ma non c'è solo la coca: «Purtroppo è facile reperire droga - conferma Iadevaia - e con l'abbassamento della qualità e quindi dei prezzi c'è anche un ritorno dell'eroina. Una dose costa sui 15-20 euro: è tramontato lo stereotipo del tossico con la siringa nel braccio, i ragazzi la consumano in altri modi, non meno pericolosi».
Un tempo Brescia era base logistica dello spaccio, arrivavano da tutta Italia per comprare. Oggi i bresciani importano e consumano, importano e consumano. Macchina ben oliata che sa come (e dove) andare.
Si sa però anche da dove arriva: eroina e marijuana soprattutto dall'Albania, la cocaina dal Sud America sbarca in Spagna, da qui transita in Olanda, oppure in Belgio, e quindi in Italia. E dici Brescia: «Il fenomeno - continua Iadevaia - è diffuso capillarmente, ci sono però alcune zone "calde" come la stazione, il Carmine e via Milano. È un fenomeno difficile da sradicare per i limiti della legge».
Anche in provincia ci sono luoghi più sensibili, aggiunge il tenente Gargano: «A partire dal Garda e dalle sue discoteche, dove sono diffuse le droghe sintetiche. Nella Bassa ci sono invece molte piantagioni di marijuana, mentre sul medio Garda abbiamo sequestrato grandi quantità di oppio. Senza dimenticare la Valcamonica, via di passaggio per Bergamo».
Ma la polvere è denaro: «Nelle piantagioni di cocaina - ha evidenziato il tenente Thione - un chilo viene venduto dai "granjeros" a 0,78 euro. Da noi arriva a 240mila euro al chilo: è l'attività criminale più redditizia. Il mercato della droga in Italia vale 15 miliardi di euro, nel mondo 300 miliardi. La domanda allora è: che fine fanno quei soldi?». Rimangono le incognite, ma rimangono anche i numeri.
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