Volevano colpire Ghedi, confermati 6 anni ai due «lupi solitari»
Lupi solitari. Così ha giudicato la Corte d'assise d'appello di Milano il tunisino e il pakistano di casa a Manerbio che volevano colpire l'aerobase di Ghedi. Il 16 aprile 2015 sui loro profili Facebook scrivevano: "Siamo già a Roma, manca poco. I nostri coltelli sono affilati e pronti per la macellazione". Sullo sfondo la bandiera dell’Isis.
I giudici milanesi hanno confermato per i due, Laasad Briki, tunisino 37 anni, e Muhammad Waqas, pakistano che compirà 29 anni ad agosto, la condanna di primo grado a 6 anni di carcere.
"Per Briki - si legge nelle motivazioni della sentenza - la base in cui operano anche unità americane era senza dubbio il target ideale per compiere il suo jihad”. Lo stesso tunisino in rete aveva pubblicato un biglietto manoscritto in arabo che non sarebbe stato altro che la formula di giuramento all’Isis.
“Volevano intimidire gli utenti dei social network con minacce assai feroci da una parte e fare proselitismo fra i musulmani e istigarli alla commissione di delitti in nome del califfato dall'altra" si legge nella sentenza d'appello.
“In Internet avevano cercato di reperire un arco, poi delle molotov in maniera artigianale da utilizzare per incendiare un aereo nell’ipotesi – si legge – in cui non si fosse riusciti ad ammazzare nessuno”.
I due - secondo i giudici milanesi - sono apparsi assolutamente determinati ad ammazzare in Italia e poi a raggiungere lo Stato islamico, che avrebbe rivendicato il loro pregresso atto di terrore, loro prestigioso biglietto da visita per l’arruolamento nelle milizie armate.
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