Bassa

Vicini e catene a «Le Iene», il questore ammonisce: «É stalking»

Ammonimento per stalking della Questura nell'ambito del caso che vede alcuni residenti di una via privata di Ghedi ai ferri corti coi vicini
La via e la catena della discordia finite a Le Iene
La via e la catena della discordia finite a Le Iene
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Il caso è finito sotto le telecamere del programma Le Iene. E solo pochi giorni fa era approdato per l'ennesima volta in un'aula di giustizia (in sede civile) per un rinvio che il prossimo 17 maggio si presuppone possa condurre ad un'intesa tra le parti.

La vicenda è quella dei vicini di casa di Ghedi in lite da tre anni per la presenza di due catene posizionate da una famiglia fuori dalla propria abitazione, tra l’inizio e la fine della villetta. «Per questioni di sicurezza» è stato spiegato. Nulla di illegale, ma di fatto rendono difficoltoso il passaggio di altre famiglie che abitano lungo la stessa via.

Ora dalla Questura è giunto un ammonimento formale del questore, notificato da personale della Divisione Anticrimine in collaborazione con i Carabinieri del luogo al nucleo familiare che le catene ha poste. Una sorta di cartellino giallo per stalking, come i comportamenti messi in atto dai tree soggetti - padre, madre e figlio - colpiti dall'ammomento vengono considerati. I loro, dunque, sarebbero atti persecutori nei confronti dei vicini.

Le «condotte aggressive e minacciose, iniziate negli ultimi due anni nei confronti di un solo nucleo familiare, si sono nel tempo estese anche ad altri vicini di casa, appartenenti a nuclei familiari differenti ma accomunati, analogamente alla prima famiglia, dai medesimi soprusi subiti» si legge in una nota di via Botticelli.

Con il provvedimento il questore di fatto intima ai tre di tenere «un comportamento conforme alla legge, desistendo da ogni qualsivoglia condotta che, attraverso atteggiamenti vessatori o violenti, anche sotto forma di minaccia e molestia, comportino alle parti offese un disagio psico-fisico, oltre ad un ragionevole senso di timore».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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