Velodromo, il tetto va abbattuto e rifatto
Il tetto del velodromo va abbattuto e ricostruito. Si potrà discutere su costi e opzioni da scegliere (si parla di esborsi fino a 2,5 milioni di euro, un sforzo enorme alla luce della persistente siccità delle casse comunali), ma non c’è altra strada per risolvere il problema delle infiltrazioni che minano «il nido d’ape», inaugurato nel 2009.
E bisognerà anche fare in fretta, perchél’emergenza acqua potrebbe trasformarsi in rischio strutturale. Quasi otto mesi dopo l’affidamento agli ingegneri Frugoni, Poli e Ziletti dello studio sul velodromo, per la Giunta del sindaco Mario Fraccaro è arrivato il momento di scoprire le carte. E non si tratta di una mano vincente: «La copertura si è confermata inidonea - ha spiegato il primo cittadino -, ora dobbiamo intervenire con la massima rapidità».
Presentatosi con tutta la Giunta al proprio fianco, Fraccaro ha investito gli assessori Beatrice Morandi, Mauro Tomasoni e Renato Baratti di quella che si annuncia essere una delicata corsa a ostacoli: «Le analisi commissionate dal Comune - ha confermato l’assessore Morandi - hanno rivelato che la copertura non risponde agli standard necessari. Il telo che riveste il tetto è in un materiale poco adatto e, inoltre, alcune saldature sbagliate ne compromettono la funzionalità. Ma, quel che è peggio, è che l’isolante termico è impregnato d’acqua».
I progetti. Non resta quindi che ipotizzare lo smantellamento del tetto, per realizzarne uno ex novo. «Ci sono stati sottoposti tre progetti - ha aggiunto Beatrice Morandi -: il primo, che costerebbe almeno 1,3 milioni, prevede la costruzione di una copertura in poliolefine non ventilata. Negli altri due casi, si arriverebbe fino a 2,5 milioni, spesa quest’ultima necessaria se si volesse procedere conun tetto in lamina di alluminio. Senza poi contare i soldi necessari per tutta una serie di interventi, comprese le spese di progettazione».
Il Comune cercherà di trovare la soluzione meno onerosa, ma non potrà perdere troppo tempo. La copertura del velodromo è stata progettata per sopportare carichi extra, ma non si sa quanto margine ancora ci sia. «Ma la situazione non è a rischio» ha comunque voluto ribadire Fraccaro. È possibile individuare un responsabile? Nessuno cerca la polemica, anche se qualche errore, sia a livello progettuale sia a livello di esecuzione di lavori, parrebbe essere stato commesso. Si parla poi anche di altre pecche, come di una delibera della precedente Giunta che avrebbe cambiato, in chiave peggiorativa, il materiale con cui è stata realizzata la copertura. Come detto, lo scontro aperto non è però contemplato. Si pensa piuttosto a fare i conti coi preventivi di spesa. Come annunciato dall’assessore Tomasoni, il Comune ha preso contatti con la Federazione italiana ciclismo per poter accedere, tramite il Coni, al credito sportivo.
Poi si guarda anche alla Regione Lombardia. «Tengo a dire - ha concluso il sindaco - che l’attività del velodromo non si interrompe, visto che ad agosto ci saranno gli Europei su pista. Coi gestori abbiamo parlato, comunicando loro che intervenire sulla struttura è una priorità». Prima che l’emergenza infiltrazioni diventi una catastrofe strutturale.
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