Bassa

«Uso dell'acqua, meglio procedere con cautela»

Antonio Piro è responsabile dell’unità operativa Malattie infettive dell’Ats di Brescia
Analisi ad Acciaierie, Cartiera e Gkn Wheels - Foto © www.giornaledibrescia.it
Analisi ad Acciaierie, Cartiera e Gkn Wheels - Foto © www.giornaledibrescia.it
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«Anche se gli acquedotti non sembrano essere i responsabili dell’epidemia di legionella è meglio che i cittadini delle zone colpite continuano a prendere delle precauzioni».

Antonio Piro, responsabile dell’unità operativa Malattie infettive dell’Ats di Brescia suggerisce di non abbandonare le norme di cautela sull’uso dell’acqua diffuse da Ats e presenti sul sito internet. «Almeno finché - sottolinea - non arrivano tutti gli esiti dei campionamenti».

Ma qual è il modus operandi della legionella pneumophila che ha scatenato l’epidemia di polmonite nella Bassa bresciana? Quali sono le caratteristiche e il comportamento di questo batterio che, una volta entrato nei nostri polmoni, riesce ad eludere i macrofagi, gli spazzini del nostro sistema immunitario? La grande differenza sta nel modo in cui il batterio entra nell’organismo.

«Se lo si contrae per via aerea, cioè inalando piccolissime particelle di acqua aerosolizzata - precisa - allora il respiro porta giù fino agli alveoli dei polmoni l’agente patogeno, se invece il batterio lo ingeriamo mentre si beve un bicchiere di acqua allora per lui non c’è scampo». L’ambiente acido dello stomaco lo uccide impedendo così l’insorgere dell’infezione.

Questo il motivo per cui l’acqua del rubinetto la si può bere senza paura. «Quando invece i batteri di legionella arrivano nei polmoni - spiega Piro - vengono fagocitati dai macrofagi alveolari (spazzini del nostro sistema immunitario), che però non sono in grado di ucciderli o di inibirne la crescita; le legionelle riescono, infatti, ad eludere i meccanismi microbicidi dei fagociti e si moltiplicano all’interno di questi fino a provocarne la morte, con il conseguente rilascio di una progenie batterica che può infettare altre cellule».

Da qui il divieto di utilizzare irrigatori automatici per giardini e condizionatori. Altra cosa certa, l’impossibilità della trasmissione da uomo a uomo. La legionella pneumophila insomma non è contagiosa. «Non è stata mai dimostrata - continua Piro - la trasmissione diretta tra persona malata a persona sana. È possibile ipotizzare che la quantità di batteri presente nelle microparticelle di aerosol emesse da un soggetto malato di legionellosi con tosse e starnuti non sia sufficiente a determinare l’infezione ad una persona sana che sia a stretto contatto con l’ammalato».

Attraverso quali esami si può capire se una persona ha la legionellosi? «Grazie ad un test delle urine, ma solo in presenza di legionella pneumophila di tipo 1, oppure con un esame del sangue o con un esame colturale o, ancora, con la ricerca del dna del batterio». E per quanto riguarda i campioni ambientali? «Su quelli si procede con un esame colturale, cioè la crescita in particolari terreni di coltura».

 

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