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Un’esistenza sopra le righe: ecco la storia di Santo Rocco

Pilota nella Grande Guerra e primo podestà di Chiari in fuga dopo l’8 settembre. Fu anche un rubacuori
Santo Rocco di Chiari - © www.giornaledibrescia.it
Santo Rocco di Chiari - © www.giornaledibrescia.it
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La figura del clarense Santo Rocco, come suggerito da Fabio Baiguera, è stata certamente intensa. Pilota d’aereo durante la Prima guerra mondiale, primo podestà di Chiari, prigioniero durante il secondo conflitto mondiale e amante della «bella vita».

Questi sono solamente alcuni spunti della sua ricca esistenza, raccolta nel libro «Santo Rocco. Chiari 1894-1975. Una vita sopra le righe», edito da Gam e scritto proprio da Fabio Baiguera, con la prefazione dello storico clarense Mino Facchetti. Il volume sarà presentato da Baiguera e Facchetti giovedì 20, alle 20.45, al museo della città di Chiari, in piazza Zanardelli, nella sala del quadriportico.

Santo Rocco nasce nel 1894. Di famiglia facoltosa e anticlericale, nella Prima guerra mondiale viene insignito della medaglia d’argento al valor militare quale «pilota d’aeroplano». Deluso e contrariato per non essere stato chiamato a far parte del gruppo di aviatori per la missione su Vienna, ha poi uno scambio di lettere con D’Annunzio. Aderisce in seguito al fascismo, divenendo, nel 1927, primo podestà di Chiari dove, terminata l’esperienza istituzionale alla guida della cittadina, vivrà un periodo di duro scontro proprio con l’apparato fascista locale.

Nella Seconda guerra mondiale è capitano del regio Esercito, destinato al campo per prigionieri di guerra di Mortara (località della provincia di Pavia), dove resta fino a quell’8 settembre 1943, data in cui apre i cancelli per consentire la fuga dei prigionieri del campo, diventando così lui stesso un fuggiasco, inseguito dai nazisti. Amante della bella vita, fra le sue conquiste giovanili si trova la nota imprenditrice milanese Anna Bonomi.

Nel testo che sarà presentato giovedì si narra dunque «la vita di un uomo ardito e risoluto, quanto spregiudicato e anche irriverente - spiega l’autore - . Il suo interessante percorso personale e umano è emerso grazie ai frammenti di vita assemblati con una lunga e paziente ricostruzione storica favorita dall’affetto dei famigliari. Un’indagine storica con la quale si restituisce ad un uomo il diritto di far parte, con dignità, della memoria collettiva». «Baiguera - si legge nella prefazione di Facchetti - ha lavorato così, separando con estrema chiarezza la certezza dall’ipotesi, il documento scritto dalla tradizione orale, gli affetti e le fascinazioni dai giudizi. E curando anche un ricco apparato iconografico di grande efficacia».

 

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