Una lettera aperta ribadisce il no all’impianto di trattamento rifiuti a Carpenedolo
La rabbia cresce: «Perché qui? È necessario? Che vantaggi trae il territorio? Perché nessuno ci ha coinvolto?». Dopo camminate di protesta molto partecipate, il comitato «Impatto zero. Acquafredda Carpenedolo» ribadisce la contrarietà alla costruzione di un impianto di trattamento rifiuti a Carpenedolo, al confine con Acquafredda. Lo fa allegando 1.544 firme a una lettera aperta, rivolta ai sindaci di 36 Comuni sottoscrittori della convenzione che li rende «proprietari e clienti» del sito, affidandone poi la gestione a terzi.
Nel dettaglio, si tratta di Carpenedolo (ente capofila), Acquafredda, Montichiari, Calvisano, Isorella, Visano, Poncarale, San Zeno, Mazzano, Montirone, Nuvolera e Nuvolento per il Consorzio Bassa Bresciana Orientale, a cui si sono uniti 24 paesi della Comunità montana della Valle Sabbia (Agnosine, Barghe, Bione, Capovalle, Casto, Gavardo, Idro, Lavenone, Mura, Muscoline, Odolo, Paitone, Pertica Alta, Pertica Bassa, Preseglie, Provaglio, Roè Volciano, Sabbio Chiese, Serle, Treviso Bresciano, Vallio Terme, Vestone, Villanuova e Vobarno).
«L’aggiunta di realtà lontane si è resa essenziale dopo il "no" di Ghedi, Remedello e Castenedolo nel 2022 a presentare un bando con Cbbo per creare, nell’attuale zona, un impianto di biogas e biometano da "forsu" (frazione organica dei rifiuti urbani, ndr.), nonché uno di stoccaggio per altro materiale della raccolta differenziata - ricordano gli ambientalisti -. Sarebbe altrimenti venuto meno il numero di abitanti del bacino per ottenere i 30 milioni di euro del Pnrr con cui finalizzare l’opera». Excursus storici a parte, il gruppo presieduto da Laura Zaniboni nutre forti perplessità su quel piano ripreso in mano e oggi "in progress"... e si muove: «Chiediamo a chi di dovere di valutare l’effettiva utilità e di rinunciare alla realizzazione del progetto», dicono gli esponenti, illustrando elementi a supporto.
«In primis, isolata da tutto, l’area scelta è classificata come "ambito agricolo strategico" e, come tale, persiste il divieto di cambio destinazione d’uso», osservano. Non bastasse, rimarcano che «la Lombardia non necessita di nuove strutture per trattare la "forsu" : lo attesta il Piano regionale».
Rilevando il peggioramento della qualità dell’aria in loco - già oltre il limite per 65 giorni all’anno - con veicoli in movimento in entrata e uscita dalla struttura, analizzano l’aspetto economico: «Non bastassero i 30 milioni, che succede? Chi paga? Resta una cattedrale nel deserto?», domandano. Non ultimo, si critica quella che a loro avviso è la poca trasparenza delle istituzioni: «Il sindaco di Carpenedolo (Stefano Tramonti, ndr) ha annunciato un dibattito pubblico, ma non si hanno notizie in merito - lamentano da "Impatto zero" -. In qualità di garante della salute della comunità, lui più degli altri suoi colleghi deve informare i cittadini del progetto, con annessi rischi e benefici».
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