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Terrorismo, «serve una superprocura bresciana»

L’arresto dei due presunti sostenitori dell'Isis che vivevano a Manerbio non ha mancato di suscitare reazioni tra i politici bresciani
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L’arresto dei due presunti sostenitori dell'Isis che vivevano a Manerbio non ha mancato di suscitare reazioni negli ambienti politici bresciani. In particolare sono assessori e consiglieri in Regione a stigmatizzare la preoccupazione suscitata dalla loro presenza nel territorio provinciale e dalla presunta intenzione di colpire anche obiettivi locali come la stazione di Brescia e l’aerobase di Ghedi.

«Adesso basta, serve un giro di vite come quello che in Lombardia abbiamo attuato con la Legge sui nuovi luoghi di culto. E ogni riferimento alle moschee non e' puramente casuale». Lo dice Viviana Beccalossi, assessore regionale al Territorio e Urbanistica, commentando la notizia riguardante l'arresto, avvenuto oggi a Brescia, di due extracomunitari, sospettati di svolgere attività propagandistica a favore del terrorismo islamico. «Tutti i soloni che predicano nel nome dell'integrazione sempre e comunque - aggiunge Viviana Beccalossi - oggi devono quantomeno riflettere. Li abbiamo regolarizzati, gli abbiamo dato una casa e per tutta risposta scopriamo che un pakistano e un tunisino utilizzavano la lingua italiana, ovvero l'unico modo per capirsi, per progettare attentati a Milano e Roma. Se questo è il modello di accoglienza tanto auspicato da Renzi, dal suo Governo e dal centrosinistra, non possiamo dormire sonni tranquilli, anche perché, per chi non lo avesse ancora capito, il prossimo passo, nel nome dell'integrazione islamica, sarà la nascita di un partito in grado di condizionare in maniera forte e diretta le politiche del Paese che più di ogni altro, per collocazione geografica, e' maggiormente vulnerabile all'islamizzazione».

«Questa mattina abbiamo assistito a un'importante operazione antiterrorismo e voglio ringraziare gli agenti della Digos e della Polizia postale. Sono emersi particolari che lasciano davvero sconvolti. Il fanatismo islamico è ormai realtà consolidata nelle nostre città. E' un pericolo serio e dobbiamo combatterlo in maniera forte, concreta ed efficace, senza buonismo e senza preclusioni di carattere ideologico». Ne è convinta l'assessore alla Sicurezza, Protezione civile e Immigrazione della Regione Lombardia Simona Bordonali, in merito agli arresti effettuati questa mattina sul territorio bresciano. «La provincia di Brescia - ha concluso Bordonali - è tra le realtà che soffrono di più il problema delle infiltrazioni terroristiche di matrice islamica. Queste due persone vivevano sul nostro territorio da diversi anni e ciò dimostra che, purtroppo, esistono alcune comunità che non hanno alcuna intenzione di integrarsi».  

«Bene l'operazione antiterrorismo della Polizia a Brescia. Dimostra due cose: che il pericolo delle cellule terroriste nel nostro paese è reale e concreto; che le forze dell'ordine e l'intelligence sanno reagire. Non bisogna abbassare la guardia però, perché un colpo a segno non significa che la battaglia è vinta. Al governo dico: no al trionfalismo». Così Mariastella Gelmini, vice capogruppo vicario di Forza Italia alla Camera.

«Ormai è evidente come il nostro territorio, a causa dell'eccessiva presenza di immigrati islamici e del radicamento di associazioni e organizzazioni islamiste, sia particolarmente esposto al problema. Di fatto siamo diventati la capitale italiana dell'estremismo islamico». Così il vice capogruppo leghista al Pirellone, Fabio Rolfi, commentando i nuovi arresti avvenuti in queste ore nel Bresciano. "Negare il problema - prosegue Rolfi - non solo è pericoloso ma è anche autolesionista. Per questo ribadisco ancora una volta la necessità che gli investigatori bresciani, che ormai hanno acquisito una competenza e una conoscenza notevole del difficile e variegati mondo del terrorismo islamico, vengano dotati di poteri straordinari, anche in termini di coordinamento delle indagini delle varie procure. Serve una super Procura nazionale come ai tempi del terrorismo mafioso, per agire in modo più efficiente, efficace e incisivo contro questo cancro che minaccia il mondo libero, ma soprattutto per prevenire stragi come quelle avvenute in altri paesi a noi vicini».

 

 

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