Terrorismo: i due arrestati vivevano da anni a Manerbio
Il pakistano e il tunisino arrestati oggi nel corso del blitz antiterrorismo della Digos di Milano e della Polizia postale parlavano tra loro in italiano, non avendo un'altra lingua comune in cui esprimersi. È quanto emerge dalle indagini, che si sono avvalse anche di intercettazioni, coordinate dal procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli e dal pm Enrico Pavone.
Le ordinanze di custodia cautelare sono state firmate dal gip Elisabetta Meyer. I due avevano i documenti in regola e vivevano in Italia da anni e in particolare a Manerbio.
Uno dei due risulta residente a Milano ma è domiciliato nella cittadina della Bassa. Le foto con messaggi minacciosi a firma Islamic State sullo sfondo di alcuni luoghi-simbolo italiani, a Roma e Milano, che i due avrebbero fatto circolare su un profilo twitter, erano già emerse circa tre mesi fa, a fine aprile.
"Siamo nelle vostre strade. Siamo ovunque. Stiamo localizzando gli obiettivi, in attesa dell'ora X". Questi alcuni dei messaggi, scritti a penna, in italiano, arabo e francese, su dei foglietti tenuti in mano e, sullo sfondo, alcuni luoghi simbolo come il Colosseo, il Duomo o la stazione di Milano. Immortalati anche mezzi della Polizia di Stato e della Polizia locale, fermate della metropolitana, tratti autostradali e bandiere dell'Expo.
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