Tangenzialina ferma: restano le scorie, i veleni e il processo
Sei anni e tre mesi per Pierluca Locatelli. Tre anni per sua moglie, Orietta Rocca. Cinque per il suo più stretto collaboratore Giovanni Battista Pagani, pontogliese di 53 anni. Quattro anni e 8 mesi per Bartolomeo Gregori, 44enne di Telgate, ex responsabile della gestione dei mezzi della Locatelli. Tre per Andrea Fusco, 42 anni di Costa Mezzate, legale rappresentante della «Locatelli Geom. Gabriele». Tre anche ad Angelo Suardi, di Carobbio degli Angeli, 44 anni, responsabile della redazione dei documenti dell’impianto di Biancinella. Due anni infine all’ex dirigente della Provincia di Brescia, Bortolo Perugini.
Queste le richieste di condanna formulate ieri dal sostituto procuratore Silvia Bonardi, nel corso del processo per frode in pubbliche forniture e traffico illecito di rifiuti a carico dei sette imputati raggiunti dall’inchiesta sulla circonvallazione di Orzivecchi. Al conto sono da aggiungere i milioni di euro di risarcimento chiesti dalle parti civili. In tutto sono 15, 14 dei quali li pretende la Provincia di Brescia.
Il processo è stato aggiornato al prossimo martedì. Un’altra udienza è in calendario per il 3 novembre. In queste due occasioni toccherà ai difensori degli imputati prendere la parola. Per la sentenza e il primo sipario sulla vicenda salita agli onori delle cronache con i sigilli ai cantieri del novembre di 5 anni fa, bisognerà attendere ancora.
Mentre la tangenzialina orceana si sta trasformando in una giungla di rovi, cespugli e, inevitabilmente, anche di rifiuti, il processo a carico dell’ex numero uno dell’azienda incaricata di realizzarla sta arrivando a conclusione.
Locatelli e i suoi sono accusati di aver utilizzato materiale diverso da quello previsto dal capitolato d’appalto e pure contaminato. Una perizia commissionata dal giudice delle indagini preliminari aveva concluso per un’elevata percentuale di non conformità sia sotto il profilo merceologico che ambientale: il 91%.
A giudizio degli esperti il capitolato non prevedeva la fornitura di scorie o di altra materia prima secondaria. Secondo loro il divieto venne aggirato grazie ad un accordo per il quale veniva consentita la posa di una mix di sabbia e scoria. Una miscela fatta sul posto con mps proveniente dall’impianto di Locatelli a Biancinella. Secondo gli stessi periti del gip nemmeno quell’accordo venne rispettato. I loro campionamenti, infatti, portarono alla scoperta solo di scorie. Irregolarità vennero evidenziate anche sotto il profilo dell’ecocompatibilità: 4 campioni su 11 contenevano cromo e bario oltre i limiti consentiti.
Connessa a questa inchiesta anche quella sui rifiuti utilizzati per il sottofondo della Brebemi. Dopo la retrocessione del procedimento alle indagini preliminari, nei giorni scorsi è stata fissata una nuova udienza preliminare: sarà il 9 febbraio del prossimo anno, a Brescia, davanti al gup Lorenzo Benini.
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