Soffiantini, 18 anni dopo «il sequestro è dentro di me»
A diciotto anni esatti dalla sua liberazione, Giuseppe Soffiantini si pone ancora la stessa domanda. «Com’è possibile tanta crudeltà da parte degli uomini?».
Il 9 febbraio del 1998 l'imprenditore di Manerbio è tornato a casa dopo aver trascorso ben 8 mesi in mano ai suoi rapitori. Soffiantini fu prelevato dalla sua villa nella Bassa bresciana la sera del 17 giugno del 1997, l'inizio di un lungo calvario per l'uomo e per la famiglia che terminerà solo dopo 237 giorni di barbarie, nascosto nei boschi dell'Appennino toscano, incatenato come un cane e lasciato a pane e aglio per settimane. Un'esperienza impossibile da dimenticare.
Il sequestro Soffiantini ebbe una eco nazionale e gli otto mesi di prigionia furono scanditi da vari colpi di scena, non ultimo quello del generale dei carabinieri Francesco Delfino che finse di mediare con i rapitori e si fece consegnare 1 miliardo dalla famiglia. Sarà condannato per truffa aggravata.
La trattativa con i banditi fu lunga e faticosa e segnata dalla tragedia della morte dell'ispettore dei Nocs, Samuele Donatoni, ucciso dal fuoco amico durante una sparatoria con i rapitori il 17 ottobre del '97.
Qualche giorno dopo la banda fu sgominata. Quasi tutta. Soffiantini era in mano ai due carcerieri. Giovanni Farina e Attilio Cubeddu, che lo costrinsero ad otto giorni di fuga tra le montagne, braccati dalle forze dell'ordine. Riuscirono a fuggire. Il 2 febbraio fu pagato il riscatto: 5 miliardi. Il 9, finalmente, Soffiantini era di nuovo a casa. Farina fu arrestato in Australia, di Cubeddu, invece, non si seppe mai nulla.
Giuseppe Soffiantini spiega: «Oggi compio 18 anni, il sequestro è in un angolo dentro di me».
L'intervista completa è disponibile sul Giornale di Brescia in edicola oggi, mercoledì 10 febbraio, scaricabile qui in formato digitale.
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