Simulano rapine, ma si erano picchiati tra loro
Tre arresti per rissa aggravata e altrettante denunce per simulazione di reato. I protagonisti della vicenda sono tre cittadini stranieri
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Raccontare bugie a volte funziona. Ma se le bugie vengono incrociate il castello di carta cade. A far crollare la trama, anzi le trame fasulle di tre uomini sono stati i Carabinieri di Chiari, che hanno arrestato per rissa aggravata e lesioni personali due cittadini stranieri (C.E., 28enne albanese, ed L.L, 30enne della stassa nazionalità). Arrestato pure J.L.E, ecuadoregno di 24 anni. E sono fioccate denunce a piede libero per simulazione di reato.
La vicenda è intricata. I militari arrivano a Roccafranca in seguito ad una segnalazione: c’è un uomo a terra in via Volta. Lo trovano con ferite di arma da taglio sulla schiena. Con lui un’altra persona, con i segni di una colluttazione sulle mani. Sono i due cittadini albanesi. La loro versione? Dicono di essere arrivati a Roccafranca con un passaggio ricevuto da un loro connazionale. Dicono che sono stati aggrediti e rapinati da tre sudamericani.
I militari si mettono sulle tracce degli aggressori. Viene rintracciato J.L.E., dell’Ecuador. A sua volta il sudamericano mostra sul corpo evidenti ferite da taglio alle dita e sul palmo della mano sinistra. Racconta di essere stato aggredito da degli albanesi mentre era sulla sua Fiat Panda rossa. E di essere stato rapinato del cellulare.
Si torna così in via Volta. Là c’è la Panda, chiusa a chiave, con dentro due coltelli da cucina. Le versioni dei due gruppi iniziano a scricchiolare.
I residenti della via parlano di forti rumori e urla. Tratteggiano il classico scenario di una lite che inizia in una casa e finisce in strada. Accanto alla Panda, inoltre, è parcheggiata una VolksWagen di uno dei cittadini albanesi (che aveva detto d’essere arrivato con un passaggio).
Nell’appartamento in cui era iniziata la rissa i Carabinieri trovano un italiano (B.S, 27 anni) e un terzo cittadino albanese (A. E., 22 anni). In taverna c’è dell’hashish e il mazzo di chiavi che apre la Panda. Nascosta in giardino c’è pure una pistola marca Beretta modello 70 cal. 7.65.
L.L, C.E e J.L.E. vengono arrestati per il reato di rissa aggravata e lesioni personali. Vengono inoltre denunciati a piede libero per simulazione di reato. J.L.E. viene infine denunciato per porto illegale di coltello.
L’italiano e l’albanese che erano stati trovati all’interno della casa in cui era scoppiata la rissa e che avevano negato di sapere qualcosa sono stati denunciati per il reato di favoreggiamento e detenzione illegale di arma comune da sparo, nonché segnalati in prefettura quali assuntori di stupefacenti.
Gli arresti sono stati convalidati dal Tribunale di Brescia, che ha disposto l’obbligo di dimora per l’ecuadoregno e l’obbligo di firma per i due albanesi, in attesa del prossimo giudizio.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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