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Simona Atzori, senza braccia danza la felicità

Chiari: per la festa di Don Bosco, la celebre ballerina e pittrice ha incontrato gli studenti dell'Istituto San Bernardino.
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Guardandola danzare, dipingere e gesticolare non si direbbe che non ha le braccia. Eppure la ballerina Simona Atzori, 38 anni, è così dalla nascita: le sue braccia «sono rimaste in cielo». Ciò non le impedisce di guidare la macchina, mangiare da sola e tenere un microfono. Per fare queste e tante altre cose, con una forza che le viene da dentro e da Lassù, Simona usa i piedi: «Ognuno di noi - insegna - deve trovare un proprio modo di fare le cose. Io ho trovato questo. E ciò che conta è il risultato».

Simona è stata ospite giovedì, giornata dedicata a Don Bosco, dell'Istituto salesiano San Bernardino di Chiari. Stimolata dalle domande degli studenti delle classi superiori, la ballerina ha raccontato le gioie e le difficoltà della sua vita, lasciando in coloro che l'hanno vista e ascoltata un messaggio di grande ottimismo. Seduta sulla cattedra, con il microfono impugnato con i piedi («che sono le mie mani»), ha parlato della sua infanzia.

«I miei genitori, che hanno appreso del mio "problema" quando sono nata, mi hanno accolta come un dono d'amore. Di proposito non uso la parola "accettata". Hanno infatti sempre cercato di farmi sentire "giusta così". Mi hanno insegnato tantissime cose, come io ne ho insegnate a loro. Mi hanno cresciuto considerando normale e bella la diversità». Simona ha sempre avuto un rapporto speciale con la mamma: «Purtroppo è morta un mese fa. La mia vita da quel momento è cambiata. Sebbene litigassimo spesso, era una gioia condividere con lei i piccoli gesti della quotidianità. Era, anzi è, il mio mito».

L'adolescenza, come succede un po' a tutti, non è stata facile: «Lo sguardo degli altri mi ha fatto male tante volte. All'inizio, quando leggevo negli occhi della gente la parola "poverina", ci rimanevo malissimo. Capivo che non erano sguardi costruttivi, ma volti a marcare una differenza. Poi, col tempo, ho imparato ad affrontare quelle espressioni e a rispondere con un sorriso, l'arma migliore. Ho imparato ad amarmi e ho capito che Simona è così. Con le braccia sarei diversa. E io sono felice di essere questa Simona».
In questo percorso la Fede e l'arte hanno avuto un grande ruolo. Simona balla da quando aveva sei anni: «Per la danza, senza le braccia, ero inadeguata. Ma non ho mai permesso a nessuno, nemmeno a me stessa, di rendere dominante questo pensiero». Enormi sono le soddisfazioni che questa disciplina le ha dato: Simona ha portato la danza in chiesa al Giubileo del 2000; l'anno scorso ha ballato al Festival di Sanremo e nel 2006 si è esibita alla cerimonia di apertura delle Paraolimpiadi del 2006 a Torino.

«Avevo freddo e paura - ha raccontato agli studenti dopo la partecipatissima messa dedicata a San Giovanni Bosco -, ma quando ho iniziato a danzare l'abbraccio del pubblico mi ha fatto volare». Nel 2001 Simona si è laureata in arti visuali in Canada «un Paese che mi ha insegnato il valore della diversità».
Barbara Bertocchi

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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