Sfruttati e rinchiusi, lavoravano per 3 centesimi a calza
Tre centesimo al pezzo. Per una paga giornaliera che in nessun caso avrebbe potuto superare i 15 euro per non meno di dieci ore, sei giorni alla settimama.
Ecco quello che un'operazione congiunta dei carabinieri del Nil e della Stazione di Carpenedolo ha portato alla luce in una ditta per il confezionamento di calze ad Acquafredda.
Un uomo di nazionalità cinese è stato arrestato. Era lui, formalmente dipendente ma di fatto caporale per conto del titolare irreperibile, che trovava altri connazionali da mettere a lavorare sulle macchine da cucire.
Nel capannone, dove non c'era riscaldamento e neppure armadi, erano stati ricavati giacigli e un dormitorio. Gli abiti e gli effetti personali dei lavoratori quindi erano accatastati a terra insieme a generi alimentari definiti in pessimo stato di conservazione.
Al momento dell'irruzione dei carabinieri nove cinesi erano al lavoro. Di questi, cinque senza alcun contratto, clandestini e senza alcun titolo per il soggiorno.
Il laboratorio è stato sequestrato e i lavoratori destinati ad un centro di prima accoglienza. Complessivamente sono state elevate sanzioni per 56mila euro e per il titolare la sospensione dell'attività imprenditoriale.
Diversi dei cittadini cinesi erano già stati controllati dai carabinieri in precedenti operazioni, sfruttati da altri connazionali.
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