Bassa

Scoperte tre tombe longobarde e un segreto inquietante

Il rinvenimento nel campo Della Porta tra Gambara e Fiesse. Le sepolture sono datate VI secolo d.C.
  • Trovate tre tombe longobarde tra Gambara e Fiesse
    Trovate tre tombe longobarde tra Gambara e Fiesse
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    Trovate tre tombe longobarde tra Gambara e Fiesse
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Sul cantiere dello scavo arrivano folate di vento che sanno di acqua stagnante, riscaldata dal sole cocente di questi giorni di giugno. Lì, a poche decine di metri dal ritrovamento di alcune tombe longobarde, scorre il fiume Gambara, che di acqua nell’alveo ne ha veramente poca. La roggia è linea naturale di confine tra i territori di Gambara e Fiesse e, nei pressi della Cascina Monticella di Sotto, sul campo detto Della Porta (che apparteneva ad una grande azienda agricola di proprietà, sino all’inizio del XX secolo, ai nobili Prignacchi), durante lavori di livellamento la ruspa ha toccato la sommità di tre tombe.

Pronta la disponibilità dell’attuale proprietario del fondo, il sig. Rongoni che, sollecitato da Jvan Martinelli, ha subito dato il permesso per l’indagine conoscitiva e, quindi, per l’insediamento del cantiere di scavo.

Lo scavo è condotto dal gruppo archeologico Klousios: direttore scientifico prof. Mino Perini; presidente Daniele Bandera. Una compagine molto attiva sul territorio, composta da una quarantina di elementi, con sede nel Comune di Casalmorano, in territorio mantovano. In queste ore si lavora alacremente per il recupero di dati, nozioni nuove (rispetto a quelle già conosciute) e materiali, che si stanno rivelando di grande importanza per la ricostruzione della storia di quel tratto di pianura che vive sul basso bacino del fiume Chiese. Ci vorranno ancora alcuni giorni per completare lo scavo delle tre tombe ritornate alla luce. Qualche giorno prima il gruppo aveva scoperto, a pochi metri dalle sepolture antiche, la presenza di due pozzi.

«Uno indagato sino alla profondità di tre metri, costruito con materiali romani» ci informa il prof. Perini con squisita disponibilità: «Pozzi tuttavia, verosimilmente, costruiti più tardi. Abbiamo anche rinvenuto e scavato una sepoltura rituale di un bovide, con il cranio appoggiato sopra un grande tavellone in laterizio, sempre di fabbricazione e manifattura romana». Domenica scorsa è stata aperta e indagata la tomba n. 1, con la presenza di uno scheletro perfettamente conservato, fatta salva l’assenza totale della mano sinistra. Un fatto alquanto strano e che, ai presenti sullo scavo, ha dato lo spunto per ipotesi di una violenza inaudita lì consumatasi mille e quattrocento anni fa. Nei pressi di questa sepoltura è tornato alla luce un pettine osseo, frantumato in più parti. Il dott. Andrea Breda, che segue lo scavo da vicino e che ha rilasciato tutte le autorizzazioni previste dalla legge, ha ipotizzato che le tombe in oggetto, proprio per le caratteristiche di questo manufatto, siano da riferire al VI secolo d.C., cioè al periodo della prima conquista della Padania da parte del popolo Longobardo, proveniente dalla Pannonia, l’attuale Ungheria. «Il pettine - ha detto Breda- non presenta ancora le caratteristiche decorazioni circolari e concentriche presenti su questi manufatti nel secolo VII e VIII, quindi potrebbe essere precedente a questa datazione».

Lunedì i lavori sono proseguiti sulla tomba n. 2. Anche qui è stato riscoperto uno scheletro, privo di arredo. Anche in questo caso si è potuta osservare una evidente malformazione scheletrica del defunto lì sepolto, all’altezza dei piedi deformi. Sarà, questa, materia di studi futuri della paleopatologia. Sabato prossimo, verrà aperta la tomba n. 3, sempre del tipo a cappuccino. Il cantiere, con la presenza delle tre grosse sepolture e dopo che il gruppo archeologico le aveva messe in luce, si presentava con una scenografia talmente avvincente da aver attirato sul cantiere centinaia di curiosi e visitatori.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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