Rovi e degrado nella Cittadella dello shopping mai nata
Rovi, alberi selvatici e sterpaglie danno l’assalto al corpaccione del gigante abortito. Pilastri che si alzano solitari, plinti diventati acquitrini, chiamate arrugginite, enormi scatoloni in calcestruzzo di due e tre piani in rovina, quattro simulacri di torri abbandonate. Un colosso, anzi, una Cittadella, mai nata. Alle porte di San Gervasio, di fianco all’autostrada per Cremona. Il commento più adeguato e sintetico alla faccenda si legge sul muro fra due delle aspiranti torri che guardano un viottolo di campagna, tracciato da un anonimo con lo spray: #quantoinutilecemento. Sacrosanto. Difficile trovare un altro luogo che simboleggi meglio in modo plastico la bulimia cementizia che, nei primi anni di questo secolo, colpì la nostra pianura, partorendo discutibili cattedrali dedicate allo shopping. A tre minuti di auto da qui, al Bettolino, c’è il Verola Center, aperto a fine agosto 2009, quasi vuoto, mentre non se la passano bene neppure le Robinie, sempre a Verolanuova. Per non dire di altre simili imprese in giro nella provincia.
La Cittadella di San Gervasio era stata pensata ancora alla fine degli anni Novanta, poi fra progetti, licenze e permessi si cominciò a lavorare nell’estate del 2004, contando di chiudere il cantiere dell’outlet entro il 2006. Giusto per lo shopping natalizio da consumare nei sessanta negozi previsti, con gli annessi uffici, i sette ristoranti, le altrettante sale cinematografiche, i sedici alloggi, la sala biliardo, la sala giochi, il bowling. Una Cittadella per gli acquisti e lo svago, appunto.
Non c’è nulla di tutto ciò. Solo degrado e sporcizia. Accanto all’ingresso del cantiere il cartello indica che l’inesistente strada di accesso alla Cittadella dovrebbe chiamarsi via Giovanni Battista Bruni Conter. L’Acme, la società titolare dell’investimento, sui 60 milioni, è fallita nel 2008, lasciando lo scheletro di un paio di enormi fabbricati, il terreno scavato, i pilastri incompiuti. Un monumento al gigantismo senza senso e misura, di quando San Gervasio pensava in grande con lo sviluppo edilizio, Le Vele, le tangenzialine, il boom demografico. Un monito, inascoltato, per il Verola Center.
Il fantasma della Cittadella occupa oltre dieci ettari. Soltanto il 60% dei prefabbricati è stato tirato su, i lavori eseguiti sono circa il 10-15% dell’opera finita. Secondo il progetto il centro commerciale doveva avere 43mila metri quadrati di superficie coperta, 30mila di parcheggi; all’ingresso una grande zona verde con laghetto artificiale e statue finto greche.
La forma della Cittadella avrebbe dovuto richiamare un borgo di campagna, cinque piazzette e sei vie interne con l’affaccio dei negozi. Il tutto facilmente visibile (e raggiungibile) dall’autostrada. Adesso sembra di stare in un luogo surreale. Si sentono soltanto il traffico della A21 e il tubare dei colombi. Un cimitero di materiale edile. Perché il destino delle strutture è comunque segnato: demolizione. Il complesso è all’asta e il tecnico che ha redatto la perizia sul valore è stato chiaro: i fabbricati sono talmente deteriorati che conviene abbattere piuttosto che adeguare. Oltre dieci anni di abbandono hanno lasciato il segno, senza contare le norme antisismiche intervenute. Insomma, l’unico valore è quello dell’area, che resta a destinazione produttiva e commerciale.
La prima stima, nel 2008, fissava il valore degli immobili, terreno e fabbricati in costruzione, a 19,96 milioni; l’ultima di fine 2016 parla di 4,8 milioni. Un crollo. Praticamente il solo valore dell’area edificabile, 101mila metri quadrati. A quel prezzo, dunque, la Cittadella è andata all’asta il 18 gennaio scorso: senza esito. Il curatore fallimentare, Giovanni Rizzardi, ci riprova per la quinta volta (la seconda in busta chiusa): presentazione delle offerte entro le 11 del 13 aprile (vedi www.astegiudiziarie.it). Il prezzo di partenza, però, è sceso ancora: 3,6 milioni.
Per l’eventuale compratore, tuttavia, c’è la previsione di altri oneri per rendere fruibile l’area: più di 1,3 milioni per abbattere gli edifici, rimuovere e smaltire le macerie; 450mila euro per l’acquisto di altri 9.400 metri quadrati dall’Istituto per il sostentamento del clero che il Piano di governo del territorio del Comune fa rientrare nell’ambito dell’intervento. Fra i costi ci sarebbe anche la costruzione della tangenzialina di collegamento con il paese. Inoltre, dulcis in fundo, l’iter burocratico e amministrativo è da rifare: abilitazioni e convenzioni edilizie rilasciate per la Cittadella dello shopping sono scadute.
I soli a frequentare la Cittadella, in questi anni, volatili a parte, sono stati i cercatori di legna e i writers. Ci sono veri e propri boschetti, con piante tagliate. Sui muri al piano terra dei fabbricati disegni e scritte. Anche il profilo di un giovane, che urla «Che disagio». Forse si riferiva all’esistenza, forse al panorama. In questo caso, come dargli torto?
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