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Razzia slot. Il titolare: «Non so più come difendermi»

Nuovo colpo nei locali del «Kettyes Cafè» a Leno. Scassinate macchinette e gettoniera Bottino: 6.300 euro. Esasperati i titolari
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Installare un allarme e saldare l’entrata posteriore, chiudendola al pubblico, non è bastato a dissuadere i ladri, che per entrare nella sala slot del bar paninoteca «Kettyes cafè» di Leno, questa volta, hanno manomesso l’antifurto e sfondato la vetrina.

Quando Franco Soregaroli, proprietario con la moglie Enrica Bertazzi dell’attività commerciale di via Michelangelo 15, martedì mattina alle sei ha aperto il bar, si è trovato di fronte una scena purtroppo già vista nell’ultimo anno. Per la terza volta alcuni balordi hanno fatto visita al «Kettyes cafè» e scassinato sette slot machine più la gettoniera, rubando seimila e trecento euro in contanti. Per trasportare il bottino, in gran parte monete, hanno utilizzato la tovaglia di un tavolo da gioco, sparita con i ladri.

«Siamo esasperati - si sfoga la titolare, Enrica Bertazzi - e non sappiamo più come difenderci. Nell’ultimo anno abbiamo perso circa 20 mila euro a causa dei furti, più i soldi spesi per sistemare il bar»

«Sigillando la porta sul retro - spiega Franco Soregaroli - speravamo di riuscire a tenere fuori i ladri. Ma non è servito: hanno fatto un disastro, un buco nel vetro e sono entrati. La prima volta hanno tentato di scassinare le due porte anteriori, ma non ci sono riusciti». I segni dei furti subiti in precedenza sono ancora lì, sul telaio in acciaio delle due porte blindate che si affacciano su via Michelangelo.

«Lo scorso ottobre - aggiunge Enrica Bertazzi - hanno rubato diecimila euro, mentre nel marzo di un anno fa tremila e cinquecento euro e l’ultima volta ci hanno anche lasciato un regalo». Dal deposito dietro il bancone del bar il marito Franco ci mostra un tagliabulloni con lame in acciaio alto un metro, abbandonato dai furfanti prima della fuga. «Speravamo - dicono - fosse l’ultimo souvenir di una brutta avventura. Che invece, purtroppo, continua».

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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