Radio Kiev: «Scambio prigionieri a Mariupol: non c'è chiarezza»
Un ponte tra l'Italia, dove vive, e l'Ucraina, dove è nato e cresciuto. Slava è un uomo di 48 anni che vive nella Bassa Bresciana e che ogni sera si collega con amici e parenti che vivono in città e villaggi sotto gli attacchi dei soldati russi. Ogni giorno, attraverso Slava, parleremo con chi sta vivendo la guerra in prima persona: questo progetto si chiama «Radio Kiev» ed è a cura di Tonino Zana.
Di questi prigionieri di Mariupol, della loro sorte, caro Slava, corrispondente scrupoloso di qua e di là dall'Ucraina, non si riesce a capire nulla. Non c'è chiarezza, quale scambio è tra prigionieri se dopo si minaccia che saranno uccisi? Hai notizie da quell'inferno?
«Silenzio assoluto, non dice niente nessuno, le notizie ufficiali parlano di mille persone uscite dalle gallerie. Io penso a un accordo molto delicato, forse in ballo uno scambio, i nostri sostengono la difficoltà di trattare coi russi, non c'era altra scelta: o morire sotto le macerie o accettare l'ipotesi di questo strano scambio, se si è trattato di scambio. C'è qualcosa che non va. Su Mariupol nessuno sa nulla di preciso, chi dichiara di sapere, mente.
Sul campo di battaglia, 50mila soldati russi sono schierati per prendere la città cruciale Severodonetsk, che si traduce come nord del Donetsk, della regione Lugansk, i nostri attaccano Kherson e le trappole possono scattare da una parte o dall'altra. Ho sempre pensato che non finirà prima di ottobre, e per buona parte dell'estate andrà avanti così, un poco avanti e un poco indietro. I russi cercano di prendere l'Isola dei Serpenti per sostituire il lancio dei missili che partiva dalla nave affondata. Odessa è sicura e senza la presa di Odessa, lo sbocco sul mare è proibito».
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