Bassa

Radio Kiev: «In Estonia ci sono russi che aiutano gli ucraini a scappare»

Slava nato e cresciuto in Ucraina e ora residente nella Bassa si collega ogni sera con chi è rimasto in patria
Mariupol, una donna cammina tra le macerie della sua casa - Ansa © www.giornaledibrescia.it
Mariupol, una donna cammina tra le macerie della sua casa - Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Un ponte tra l'Italia, dove vive, e l'Ucraina, dove è nato e cresciuto. Slava è un uomo di 48 anni che vive nella Bassa Bresciana e che ogni sera si collega con amici e parenti che vivono in città e villaggi sotto gli attacchi dei soldati russi. Ogni giorno, attraverso Slava, parleremo con chi sta vivendo la guerra in prima persona: questo progetto si chiama «Radio Kiev» ed è a cura di Tonino Zana.

Un milione di deportati o di profughi, a seconda dell'interpretazione delle parti, circa 2mila bambini, si dice, adesso, in attesa di un'adozione. Non pare una Russia economicamente e socialmente abbondante per affidarsi 2mila bambini visto la carenza di servizi appena ti allontani cento chilometri da Mosca e da San Pietroburgo e penetri in una terra sconosciuta. 

Slava, il nostro corrispondente ucraino, pensa il peggio di queste deportazioni e di questi bambini: «I russi separano i genitori dai bambini, i più piccoli li adottano e non si trovano più. È vero drammaticamente ed ho sentito più di duemila bambini, è un furto di bambini, non è nuovo, viene da molto lontano.

Da Mariupol, i prigionieri hanno una scelta: o possono essere portati gratis vicino alla Cina e al Giappone dove per migliaia di chilometri non trovi un villaggio ed è una deportazione di due anni e poi se ne parlerà, altrimenti finiscono in qualche lager, qualcuno è riuscito a fuggire verso la Georgia, verso Kazakstan , ma servono soldi. Ho sentito chi è arrivato in Estonia, ci sono persone russe che aiutano gli ucraini a scappare dalla Russia.

Adesso più di mille macchine aspettano di uscire dalle regioni occupate, da Kherson, da Militopol verso Zaporizia. I russi non danno possibilità di uscire e gli ucraini rimangono lì, senza cibo perché i russi rubano tutto quello che trovano. In campagna rubano il raccolto. Dicono: voi siete in territorio russo dovete accettare i nostri ordini. Chi non è d'accordo scappa e nessuno sa dove finisce. Combattiamo per sopravvivere. C'è un Occidente stanco. Per le armi ci sono sempre ostacoli. Molte discussioni e pochi fatti. Il cucchiaio serve per pranzo, non per dopo».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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