Radio Kiev: «I russi cercano di attaccare ma non riescono ad avanzare»
Un ponte tra l'Italia, dove vive, e l'Ucraina, dove è nato e cresciuto. Slava è un uomo di 48 anni che vive nella Bassa Bresciana e che ogni sera si collega con amici e parenti che vivono in città e villaggi sotto gli attacchi dei soldati russi. Ogni giorno, attraverso Slava, parleremo con chi sta vivendo la guerra in prima persona: questo progetto si chiama «Radio Kiev» ed è a cura di Tonino Zana.
Caro Slava, nostro corrispondente sulla questione ucraina, i presidenti si dimettono, ma rimane sempre alla stessa altezza politica e umana la difesa delle ragioni della pace e della verità intorno all'aggressione della Russia sull'Ucraina, la garanzia che gli aiuti di ogni genere continueranno. Slava aveva scommesso sulle dimissioni del presidente Draghi ancora dieci giorni fa, noi no, in gioco una cena, pagheremo: «Avrei preferito perdere la scommessa. La reputazione del presidente Draghi è molto elevata, noi speriamo che rimanga la sua strategia nei confronti della guerra. Certo, il quadro politico italiano è fragile e noi avremo una ripercussione negativa da questa fragilità. Putin sarà contento. Nei siti russi ufficiali si legge che non cambierà nulla nel sostegno italiano all'Ucraina. Serve una politica più semplificata, meglio due aggregazione come negli Stati Uniti, chi vince governa.
Se dovesse vincere la Russia, non dico che bombarderanno Milano, ma certamente l'Europa libera verrà condizionata sul piano economico, spingeranno l'Africa a premere contro i Paesi vicini. Oggi Ucraina, domani Moldavia, poi la Polonia, da noi si dice così.
Sul fonte della guerra, i russi cercano di attaccare ovunque e non riescono ad avanzare di un centimetro. Il nostro mese più difficile è stato maggio quando i russi hanno usato mediamente 45 mila proiettili di artiglieria al giorno. Con l'arrivo dell'artiglieria moderna dall'Europa siamo riusciti a fermare gli attacchi russi e a colpire i depositi di munizioni. Oggi, in media, i russi adesso usano 15 mila proiettili di artiglieria e adesso siamo pari. Per prima abbiamo colpito i depositi di munizioni e nell'ultima settimana colpiamo i sistemi antiaerei e adesso sono sotto attacco i ponti.
Distruggendo il ponte Antonov che collega diverse parti Dnipro e parti della Crimea, Kherson rimane isolata e per loro diventa una Mariupol. E adesso nessun soldato russo vuole morire e difendere terre che non li riguardano, c'è un distacco crescente tra i soldati e i vertici militari. Un conto è difendere Mosca, un altro conto è difendere Kherson».
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