«Radio Kiev»: «Anche il presidente rumeno può aiutare nella crisi»
Un ponte tra l'Italia, dove vive, e l'Ucraina, dove è nato e cresciuto. Slava è un uomo di 48 anni che vive nella Bassa Bresciana e che ogni sera si collega con amici e parenti che vivono in città e villaggi sotto gli attacchi dei soldati russi. Ogni giorno, attraverso Slava, parleremo con chi sta vivendo la guerra in prima persona: questo progetto si chiama «Radio Kiev» ed è a cura di Tonino Zana.
Slava ha vissuto più da vicino di noi l'arrivo di Draghi, Macron e Scholtz, la speranza di un'Europa che vive qualche ora in Ucraina e ascolta il suo popolo tramite il leader Zelenski.
Che giornata è per il tuo popolo, questa?
«Ultimo momento aggiunto anche il presidente della Romania e questo significa, ancora di più, una volontà di unione nei nostri confronti. L'Europa oggi ha candidato l'Ucraina a entrare nell'Unione europea. Le macerie viste da vicino portano i rappresentanti dell'Europa a comprendere ancora di più come sia impossibile per noi perdere delle terre a favore della Russia. Anche i meno ottimisti dell'Ucraina nei confronti dell'Europa hanno toccato con mano una posizione promettente da parte dell'Europa, i nostri giornalisti parlano con molto entusiasmo di Macron di Draghi di Scholtz e del capo della Romania.
Secondo me il leader della Romania potrà aiutare a creare una nuova via per portare il grano ucraino verso i Paesi che ne hanno bisogno.
Il campo di combattimento si sposta come un gambero, un poco avanti e un poco indietro.
La vita continua, il mio amico lavora vicino a Dnipro in uno stabilimento più piccolo di Azovstal, con tanto di bunker, mi ha riferito che il morale è alto e si va avanti anche con battute quotidiane aspre contro i nemici per sostenersi.
Mia madre frequenta l'ospedale della nostra città per alcuni malanni. È l'età. Gli ospedali funzionano, gli specialisti si muovono bene. Le scuole sono finite anche da noi e riapriranno il primo di settembre. Qualcuno rimane a casa, qualcuno dai parenti. Con la guerra i più rimangono a casa. Sono vacanze di guerra, ma l'odore delle vacanze si sente sempre anche se mescolato con il rumore delle bombe. In tempi normali, i posti più rinomati sono sul mare di Azov, proprio nei posti adesso occupati dai russi. Come Rimini, sabbia gialla, acqua calda, prima dell'occupazione in Crimea molti andavano, un milione e mezzo di ucraini l'anno e tre milioni di russi. In montagna solitamente si va sui monti Carpazi, più per sciare o per compiere lunghe camminate. Come in Italia».
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