Bassa

Radio Kiev: «È il primo giorno di nuovi cento giorni»

Ogni giorno, attraverso Slava, parleremo con chi sta vivendo la guerra in prima persona
Devastazione a Kharkiv - Foto Epa/Sergey Kozlov © www.giornaledibrescia.it
Devastazione a Kharkiv - Foto Epa/Sergey Kozlov © www.giornaledibrescia.it
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Un ponte tra l'Italia, dove vive, e l'Ucraina, dove è nato e cresciuto. Slava è un uomo di 48 anni che vive nella Bassa Bresciana e che ogni sera si collega con amici e parenti che vivono in città e villaggi sotto gli attacchi dei soldati russi. Ogni giorno, attraverso Slava, parleremo con chi sta vivendo la guerra in prima persona: questo progetto si chiama «Radio Kiev» ed è a cura di Tonino Zana.

È il primo giorno di nuovi cento giorni, dice Slava, preziosa guida nel tradurre la guerra in Ucraina: «Da noi dicono che molta parte dell'Europa si è stancata della nostra tragedia. Se i russi si fermano adesso non lasciano quello che hanno occupato. Funzionerà invece che adesso sono stanchi e prendono fiato e tra qualche mese ricominciano ad attaccarci. Non abbiamo via d'uscita, dobbiamo soltanto combattere. I russi danno passaporti russi nelle aree occupate. Nel Donbass sono rimaste soltanto donne, gli uomini sono tutti in guerra. 

I rapporti di forza sono a totale vantaggio degli invasori. Un esempio: una batteria di artiglieria russa può usare fino a tre mila colpi e noi soltanto cento, combattere in questa maniera è solamente eroismo, ma fino a quando?

 Se arrivano le armi dall'Occidente allora resistiamo, altrimenti dopo avere fatto fuori noi, tocca alla Moldavia e sotto tiro ci sono gli svedesi e i finlandesi. 

I nostri alleati più decisi sono i britannici, i veri leader dell'Europa; la Polonia e la Svezia e la Finlandia, conoscono bene i russi e quindi ci aiutano per aiutarsi, temono un'invasione russa. Aspettiamo i missili speciali dagli americani, qualcuno sostiene che siano già arrivati e molti soldati ucraini sono nella fase di addestramento. Continuo a ripeterlo, la resistenza ucraina non è fatta soltanto dal coraggio degli ucraini, il coraggio, da solo, non basta. 

Ci sono enormi contraddizioni in questa guerra. Sentite questa: tre settimane fa è stato abbattuto un drone russo che si chiama Orlan 10, questo drone è di grosse dimensioni ed è possibile leggere quando è stato costruito e da chi; è stato costruito nei primi giorni di marzo, poco tempo dopo l'invasione del 24 febbraio, è costituito da materiale non russo, il materiale è francese. 

Anche altre armi sono marcate made in Francia, made in Usa, e tutta l'ottica dei Tank 72 è francese o tedesca. 

È il mercato delle armi che condiziona la guerra. Da una parte l'Occidente ci aiuta e dall'altra vende armi alla Russia. Allora cosa vuol dire non fornire armi all'Ucraina con la scusa delle armi di difesa e di offesa? 

Intanto mia madre sta bene e così i miei amici di Odessa, quelli che abitano vicino a Dnipro, chi si è spostato da Kiev nella campagna. Nonostante tutto la vita continua».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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