Quando l’ex voto è un’opera d’arte: ecco 63 piccoli tesori per San Rocco
Tutto è pronto in paese per il patrono, San Rocco, il santo che, tradizionalmente, è legato alla peste. Mercoledì 16 agosto sarà il giorno delle celebrazioni.
Si parte a Ferragosto con la Messa delle 18.30 e, alle 19.20, la processione che, dalla parrocchiale, porterà la statua del santo fino al santuario a lui dedicato vicino al cimitero: un luogo di culto che tutti conoscono come «la cisulìna dèi mórcc» (la chiesetta dei morti). Mercoledì dalle 14.30 alle 23, in viale Rimembranze e via Borgo Fiorito, va in scena la tradizionale festa con bancarelle, gonfiabili, madonnari, vespri, benedizione dei cani meticci e visita guidata al santuario, con la possibilità di ammirare gli ex voto, 63 piccole opere d’arte uniche al mondo.
Arte sacra
«L’ex voto - spiega Barbara Alari che il 16 agosto, alle 16, racconterà la storia della chiesetta e di questi particolari ex voto - è un’offerta fatta alla Madonna o ad un santo in segno di riconoscenza per una grazia ricevuta. Tutto era iniziato ai tempi della peste del 1630: per arginare il contagio il Provveditore veneto ordinò di radunare i morti e di gettarli in fosse comuni, senza funerale. Al riguardo ci sono molti racconti fantasiosi: l’unica cosa certa è che, autotassandosi, i ghedesi riuscirono a riunire i resti che erano nelle fosse comuni in unico luogo, poi diventato sacro. Col tempo i morti di peste cessarono di avere un ruolo passivo per diventare elargitori di grazie, come i santi taumaturghi. Da vittime di un morbo divennero martiri: le loro ossa furono poste in un ossario, all’inizio visibili, in seguito chiuse da una lastra».
Alla fine del Seicento, continua Barbara Alari, «questi morti iniziarono ad essere venerati e la loro fama di santità si diffuse in tutta la Bassa ed oltre: pregarli per avere qualche beneficio divenne un uso comune. Il fatto miracoloso, se fosse avvenuto, doveva essere reso pubblico. Le testimonianze e gli ex voto erano un elemento di fondamentale importanza per il culto: e qui nasce l’unicità delle tavolette di Ghedi».
Essendo arte popolare, le tavolette sono «solitamente molto semplici: in basso viene dipinto chi ha ricevuto la grazia, in alto chi l’ha elargita (Dio, la Madonna, un santo). Quelle di Ghedi sono uniche perché riportano un terzo elemento: le anime dei morti di peste, raffigurate a metà strada tra chi chiede e chi dà la grazia».
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