Profughi alla Serini, il nipote: via il nome di mio nonno
«Se la caserma deve essere utilizzata per ospitare clandestini chiedo le venga tolto il nome di mio nonno e che venga riconsegnata la targa dell’intestazione alla mia famiglia, che si farà carico delle spese di rimozione».
Carlo Serini, consigliere di circoscrizione a Milano per Fratelli d’Italia, è il nipote diretto di Pietro Serini, l’aviatore bresciano a cui è intitolata l’ex caserma di Montichiari che dovrà accogliere nei prossimi mesi 120 richiedenti asilo. «Ci sentiamo dare dei fascisti, dei razzisti, invece la riflessione viene da una destra matura e politicamente corretta - spiega Serini, ieri in conferenza stampa alla sede di Fdi Brescia, in piazzale Corvi -. Crediamo sia una scelta folle aprire una struttura di questo tipo su un sedime aeroportuale». Secondo Serini si andrebbe a creare un problema sociale e culturale. «Non sarà facile gestire tutte queste persone, per la maggior parte clandestini più che profughi, provenienti da culture e ambienti molto diversi dai nostri, in una struttura collocata in aperta campagna» specifica.
Quando sembrava che «tutto fosse fermo il Governo ha dato un’accelerata sull’apertura dei centri accoglienza nelle caserme; è successo alla Serini come alla Montello di Milano e alla caserma di Peschiera Borromeo» ricorda l’assessore regionale Viviana Beccalossi che ieri ha consegnato in Prefettura circa un migliaio di firme raccolte da Fdi a Montichiari tra i cittadini contrari all’apertura del centro. «Penso che il prefetto di Brescia Valenti e Marangoni, prefetto di Milano, non siano molto contenti di essere diventati affittuari per profughi» continua Beccalossi che poi avverte: «Il rischio anche alla Serini è di avere clandestini abbandonati a se stessi sul territorio, gestiti da coop che vi lucrano. Situazioni che poi ricadono sui sindaci».
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