Processo Wte, gli ambientalisti: «Grave ritardo dell'Avvocatura dello Stato»
«È chiaro che c’è un’ulteriore falla di comunicazione tra organi dello Stato nel processo Wte. Lascia l’amaro in bocca. Ma devono essere i cittadini ad avvisare il Ministero dell’Ambiente o l’Avvocatura dello Stato?». È veemente la denuncia di Ambiente Futuro Lombardia e del Comitato cittadini di Calcinato che da tempo, con reiterate missive al dicastero di Gilberto Pichetto Fratin chiedono che quest’ultimo si costituisca parte civile nel processo sul caso Wte, l’azienda con sede a Calcinato, Quinzano e Calvisano finita nella bufera con l’accusa di aver sversato nei terreni agricoli di 78 Comuni nelle provincie di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna 150mila tonnellate di di fanghi contaminati da metalli pesanti, idrocarburi ed altre sostanze inquinanti.
L’udienza preliminare del processo è stata nuovamente rinviata al 21 marzo. Il procedimento dunque non decolla e si da sempre più vicina la prescrizione di alcuni reati, contestati tra il 2018 e il 2019.
Cosa è successo
L'iniziativa dei cittadini
Non solo, la Lascialfari ha ricevuto la chiamata del vice capo di Gabinetto del Ministero dell’Ambiente, il generale Massimiliano Conti. «Mi ha informato che non appena riceveranno la documentazione istituzionale si muoveranno immediatamente. Siamo dovuti arrivare alla segreteria del premier Meloni (chi deciderà la costituzione di parte civile sarà Palzzo Chigi, ndr) per sbloccare le cose. Solo grazie al lavoro dei soli cittadini la macchina dello Stato ha iniziato a muoversi. Vogliamo delle risposte e non accetteremo che lo Stato non si costituisca parte civile. Da vent’anni dei cittadini subiscono e per anni hanno vissuto da reclusi in casa per colpa di un’azienda».
Le associazioni chiederanno anche alla Regione, contattando l’assessore regionale all’Ambiente, Giorgio Maione, di costituirsi parte civile e invieranno tutta la documentazione «di quanto avvenuto tra Roma e avvocatura» al ministro della Giustizia Carlo Nordio. Il dito è puntato anche contro la politica «che brilla per la sua assenza». «È assodato che a Roma non si sapesse nulla della questione - dice Laura Corsini del Comitato Cittadini di Calcinato - . I senatori e i parlamentari bresciani che si sono fatti votare a Brescia dove sono stati in tutti questi anni? Non spettava a loro avvisare lo Stato? Non torneremo indietro di un passo e non lasceremo che i reati cadano in prescrizione».
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