Premiato il 95enne Sella, fu internato in un lager tedesco
Domani Egidio Sella compie i 95 anni. Una festa particolare, quella organizzata ad Acquafredda, perché stavolta può esibire la medaglia d’onore concessa da ex internato in campo di prigionia germanico tra 1943 e 1945.
E sono le sue parole a ricordare quei drammatici anni che rappresentarono l’epoca più buia degli italiani e degli europei. Dal suo racconto si evince quanto sia labile, in guerra quanto in prigionia, il confine tra la vita e la morte.
Non ancora 20enne era stato assegnato al 120° Rgt Ftr (brigata Emilia), imbarcato a Fiume e spedito in Croazia. Sbarcato a Zelenika; il reparto era avanzato fino a Niksic in Montenegro. L’epilogo si risolse nel volgere di quattro mesi: dopo l’armistizio i tedeschi, da amici sospettosi, sono diventati nemici spietati; la brigata Emilia cerca di avvicinarsi alle Bocche di Cattaro per tentare il reimbarco per l’Italia. Ma il 14 settembre i nostri soldati vengono sopraffatti in un tragico combattimento; quelli che si salvano salpano per la Puglia.
I tedeschi sono furiosi: un soldato mette in fila sei prigionieri, tra loro Egidio Sella, pronto alla fucilazione immediata; ecco apparire la «Fortuna» nei panni di un ufficiale che redarguisce il sottoposto e li fa stipare sul treno. Il 19 settembre Egidio entra nel campo VI.F di Bochkolt (Renania).
Lavora alla riparazione di armi; in silenzio, tra fame e botte gratuite, ritrova la «Fortuna»: stavolta è un caporeparto che gli porta da casa un supplemento di cibo, fino a quando l’8 maggio 1945 il campo viene liberato dagli americani. Da quel giorno e fino al 3 settembre, quando un treno lo riporta in Italia, Egidio Sella porta ogni giorno una bella razione di alimenti e quant’altro per l’ex capo officina e familiari. E il distacco avviene con reciproca riconoscenza.
Quest’anno il compleanno del nostro reduce, ex Imi, è più brillante e mostra con orgoglio la nuova medaglia, che è stata consegnata dal sindaco Maurizio Donini alla presenza dei figli Giampaolo, Almarosa e Germana e del genero Bruno.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato