Bassa

Pony e asinelli maltrattati, «ci batteremo per salvarli»

Gli animali sono stati formalmente dissequestrati, ma dal maneggio di Borgosatollo dove sono stati accolti dicono: «Ci batteremo»
Uno degli asini curati - Foto © www.giornaledibrescia.it
Uno degli asini curati - Foto © www.giornaledibrescia.it
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«Ci batteremo affinché gli equini restino a noi e agli altri affidatari, e non vengano restituiti ai proprietari, tra i quali l’allevatore di Gottolengo»: a garantirlo sono i responsabili del maneggio Ippokampo Stable di Borgosatollo, dove, per ora, sono ancora ospitati e in cura una decina degli oltre cento animali (tra pony e asini) che erano stati sequestrati in Valle d’Aosta all’allevatore di Gottolengo indagato per il loro maltrattamento e abbandono. Allevatore che in passato ha già subito un procedimento per maltrattamento animale, oltre a essere finito al centro di un’indagine per un’ipotetica «truffa dei pascoli».

La reazione è dovuta ai recenti sviluppi della vicenda, già affrontata dal nostro giornale. Nei giorni scorsi, infatti, dopo che il Tribunale del riesame di Aosta ha accolto l’istanza dell’allevatore, le forze di polizia giudiziaria hanno proceduto al dissequestro formale degli animali e notificato il verbale di restituzione. Dunque se il pm (di Aosta) non interverrà rapidamente in qualche modo, l’associazione Horse Angels (che è stata custode giudiziale degli animali) e gli affidatari sparsi per l’Italia (tra i quali IppoKampo Stable) dovranno restituirli ai proprietari, tra cui l'allevatore.

«Erano in condizioni drammatiche, come attestano le perizie che abbiamo e, vorremmo sapere, se sono state viste: li abbiamo curati e salvati - continua il maneggio -. Dovremmo restituirli rischiando che vadano al macello o che tornino in quelle condizioni?».

«Ci avvarremo di ogni strada legale assieme a Horse Angels», dicono: se la Procura e il tribunale non troveranno la quadra per arrivare alla confisca, tra le ipotesi vi è quella di provare ad esercitare il diritto di ritenzione, ossia trattenere gli animali qualora il proprietario o i proprietari non rimborsino le spese sostenute. Ad esempio, le spese dei trasporti, veterinarie, del pensionamento e mantenimento: potremmo parlare di decine di migliaia di euro.

Il maneggio bresciano ha avuto un ruolo determinante: «Inizialmente siamo andati a Etroubles a prelevarne alcuni, ma avendo visto le condizioni drammatiche, siamo tornati e, aiutati da amici, abbiamo portato a casa tutti quelli non ancora affidati, una quarantina, i più gravi: avevano lesioni, problemi respiratori ed erano magrissimi - continuano -. Sembrava un campo di concentramento. Per salvarli, ci siamo occupati di loro notte e giorno, grazie anche alla solidarietà dei bresciani. Man mano che si ristabilivano li abbiamo affidati. Ne abbiamo ancora una decina e non stanno bene. Non ci arrenderemo: lo facciamo per gli animali, per chi ci ha aiutato e per i bambini che frequentano il maneggio, i quali hanno imparato l’importanza di aiutare gli ultimi».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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