Bassa

Pcb: sindaco ed esperti non rassicurano il paese

In centinaia al Gaber di Castel Mella per discutere dei dati riguardanti le parti di territorio «malate».
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L'intento era tranquillizzare gli abitanti del paese. Ma l'obiettivo è stato raggiunto solo in parte. Perché quando di mezzo c'è l'inquinamento da Pcb è veramente dura riuscire a rasserenare gli animi. Ci ha comunque provato il sindaco di Castel Mella, Marco Franzini, «travolto» dalle richieste di notizie e chiarimenti da parte dei suoi compaesani. La paura da Pcb è infatti tornata prepotentemente a popolare gli incubi degli abitanti di Castel Mella.
E così l'altra sera sono accorsi in centinaia per ascoltare tecnici ed esperti sul tema del Pcb; soprattutto su come da via Milano, dove fino ai primi anni Ottanta era operativa la fabbrica Caffaro, l'inquinante sia arrivato nel paese dell'hinterland. Raramente si è visto l'auditorium Gaber così affollato. Erano presenti Giulio Sesana, direttore dell'Arpa di Brescia, Alessandra Ferrari e Lucia Leonardi dell'Asl e il geologo GianPaolo Oneda.

«Con questa serata vogliamo dare tutte le informazioni necessarie - ha spiegato in apertura Franzini -. È stato giusto che la trasmissione PresaDiretta abbia riacceso i riflettori su un problema dimenticato per troppo tempo anche dagli stessi cittadini. Ma le informazioni date sono state, purtroppo, parziali e fuorvianti». Ecco quindi che l'assemblea dell'altra sera aveva proprio il compito di fornire un quadro esaustivo della situazione, e cercare così di tranquillizzare la popolazione. Impresa riuscita però solo in parte. Perché se da un lato Sesana e gli altri relatori hanno cercato di spiegare al meglio i fatti, è altrettanto vero che alcuni interrogativi più «pratici» posti dalla gente hanno trovato risposte non pienamente soddisfacenti per la platea. Che non è apparsa certo tranquillizzata. Anzi.

Sesana ha tracciato anche una breve «storia» del Pcb, «un materiale diffusissimo, presente in numerosi trasformatori essendo un buon conduttore elettrico e ignifugo». Ma come l'amianto, un materiale la cui funzionalità è direttamente proporzionale alla sua dannosità per la salute. «Il grande problema di queste zone- ha poi continuato Sesana - è la presenza di numerose rogge, che hanno portato il Pcb nei campi coltivati, inquinando il cibo». Nel caso specifico ad essere «indiziata» è la roggia Sorbanella.
Oneda ha invece spiegato che la maggior parte del territorio di Castel Mella non è interessata dal Pcb: «Attraverso le rogge solo una parte è stata inquinata dalla Caffaro».

A Castel Mella la zona interessata è quella delimitata dalla tangenziale sud (Fornaci) e da viale dei Caduti fino a Colorne e Capriano. Anche il sindaco Franzini ha più volte sottolineato che le «zone inquinate sono circoscritte», e che «la situazione è costantemente monitorata»: il Comune ha emesso ordinanze specifiche nel 2005 e nel 2007 che vietano la coltivazione in determinate zone. La popolazione è stata poi tranquillizzata anche da Leonardi sulla qualità dell'acquedotto di Castel Mella: «l'acqua è infatti perfettamente potabile». Tutto a posto? Non proprio. Resta per esempio anche il nodo della bonifica dei terreni inquinati: come può il Comune recuperare la cifra necessaria? Al momento appare una missione impossibile.

Corrado Consolandi

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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