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«Oratorio carità per giovani», l'estate tra bimbi e malati

Il progetto di Verolauova ha visto all’opera ragazzi e adulti: ecco le loro storie
Il gruppo che ha partecipato al progetto «Oratorio carità per giovani» - © www.giornaledibrescia.it
Il gruppo che ha partecipato al progetto «Oratorio carità per giovani» - © www.giornaledibrescia.it
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«Oratorio carità per giovani» è il progetto di volontariato all’interno di strutture che accolgono malati, bambini, anziani o persone in difficoltà, messo in atto dall’oratorio Giacinto Gaggia di Verolanuova e dal curato don Michele Bodei.

Per questa edizione 2019 i protagonisti di questa esperienza hanno trascorso una settimana, dal 28 luglio al 3 agosto, a Firenze in diverse realtà della Caritas, nelle quali i 27 partecipanti hanno potuto portare sorrisi e un aiuto a chi soffre. L’esperienza. Un gruppo di volontari era di base alla Caritas, dove sono stati preparati i pasti quotidiani per i poveri della città e per le strutture di «distribuzione».

Due gruppi si sono suddivisi in due case di solidarietà (la San Michele e la San Paolino), che accolgono mamme e bambini o persone sole in difficoltà, per aiutarli a sentirsi parte di una famiglia. Il quarto gruppo ha agito a Casa Matilde, una struttura in convenzione con l’ospedale Meyer, dove sono ospitati i genitori dei bambini ricoverati e i bambini in dimissioni protette. «L’esperienza - ha dichiarato don Bodei - ha arricchito tutti noi. Farsi carico del dolore altrui, provare a capirlo e cercare di aiutare l’altro ti fa comprendere quanto è importante ascoltare, capire e porgere la mano al prossimo». Molto coinvolti emotivamente tutti i volontari, dal- l’adolescente al genitore, che hanno toccato con mano realtà di dolore e sofferenza e hanno fatto il possibile per portare un po’ di conforto.

Voci solidali. La studentessa universitaria Laura Sala è stata nelle case di accoglienza per fare animazione ai bambini: «È stata una settimana costruttiva, portare un po’ di gioia a quei bambini e un po’ di pace alle loro mamme, o parlare con gli altri ospiti senza figli, ti fa capire come queste persone soffrano e come basti loro l’essenziale per andare avanti. Per loro è importante avere un tetto sulla testa, un pasto caldo e qualcuno capace di voler davvero bene. Ci ha poi colpito la profonda riconoscenza per la nostra presenza e quella felicità data dalle piccole cose».

L’adolescente Martina Mabizanetti è stata a Casa Matilde e racconta: «All’inizio ero un po’ spaesata, poi il contatto con i bambini e quello con i genitori mi ha permesso di essere loro vicina e fare il meglio per portare un po’ di sollievo. Resta sempre difficile capire perché un bambino debba soffrire. Certo è che in situazioni come queste capisci quanto è importante apprezzare ogni piccola cosa che la vita ti dona».

Domenico Tanfoglio, volontario e padre, ha preparato i pasti per la Caritas e ha raccontato: «Vedendo e vivendo certe realtà di sofferenza il tuo punto di vista cambia, cerchi di capire il prossimo e cominci ad agire in modo nuovo per sostenerlo al meglio. Inoltre, da genitore, è stato bello vedere soprattutto il grande coinvolgimento dei nostri ragazzi, che hanno fatto davvero molto per aiutare chi ha bisogno e questa esperienza ci ha dimostrato che l’esempio concreto vale più di tante parole».

 

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